Le commemorazioni dei santi e dei defunti sono ricorrenze importanti per un cristiano. Esse offrono l’occasione per riflettere sul senso della nostra vita. In questa occasione intendo soffermarmi intorno alla tema della santità attraverso due opere apparentemente distanti ma che invece sono unite da un fil rouge.
Intanto dovremmo tenere presente che la Festa di Ognissanti, tra i tanti significati, è il giorno in cui si ricorda che tutti noi siamo chiamati alla santità. Se confessando i nostri peccati e rimettendo in Cristo la fede e fiducia di ciascuno rinasciamo come suoi figli divenendone eredi, facendo parte della famiglia di Dio (credenti che formano un solo corpo) possiamo così godere anche della comunione con i santi.
«Non veneriamo la memoria dei santi solo a titolo d’esempio, ma più ancora perché l’unione di tutta la Chiesa nello Spirito sia consolidata dall’esercizio della fraterna carità. Poiché come la cristiana comunione tra coloro che sono in cammino ci porta più vicino a Cristo, così la comunione con i santi ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla fonte e dal capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso popolo di Dio» [Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 50: AAS 57 (1965) 56].
Grazie alla loro intercessione, come ricorda il Concilio Vaticano II, [Cost. dogm. Lumen gentium, 49: AAS 57 (1965) 55], «i beati rinsaldano tutta la Chiesa nella santità […] offrendo [al Padre] i meriti acquistati in terra mediante Gesù Cristo, unico mediatore tra Dio e gli uomini» tanto che grazie alla «loro fraterna sollecitudine» le nostre umane debolezze sono molto aiutate.
Trovo particolarmente significativo segnalare il Compendio delle Vite di tutti i Santi (1612) dell’eclettico Ludovico Zacconi (Pesaro, 1555- Fiorenzuola di Focara, 1627) ove vengono spiegate le penitenze, le mortificazioni, i miracoli, i progressi, i martiri e le morti di coloro che vengono ricordati ogni giorno nel Martirologio Romano della santa Chiesa. Un particolare molto interessante è che l’autore del volume, un frate agostiniano, è musicista, compositore e teorico della musica.
Una delle sue opere più importanti è la Prattica di musica ove nello specificare che è «utile et necessaria si al compositore per comporre i canti suoi regolatamente, si anco al cantore …» egli scrive: «Dico: di non essermi mosso a compor quest’opera; se non per dar lume; e aiutar quei volenterosi gioveni, che pratticando la Musica, e in cantarla ne pigliano gran gusto, e piacere, bramano di scolari, diventar perfetti e compositori».
Ecco allora che se per diventare «perfetti e compositori» è necessario attingere ai lumi della dottrina ed esercitare una buona pratica musicale facendo vivere entrambe le esperienze in ‘comunione’ tra loro, per diventare santi dobbiamo guardare all’esperienza della vita di coloro che già hanno raggiunto l’eredità della gloria eterna, consapevoli che per entrambi i casi non possiamo dimenticare quanto sia sempre presente quel “Già e non ancora”.
Copyright © È vietata la riproduzione anche parziale