L’imago del virus più famoso del mondo viaggia anche nella fantasia con le sue sfaccettature nella mente dei più piccoli. Stordisce, requisisce nell’angolo della casa, segue i passi nell’apertura fino a stopparsi, nella distanza dovuta dalla restrizione nell’incontro con i compagni. Da didattica a distanza a didattica in presenza, si scioglie così il nodo gordiano dell’assenza, la cui peculiarità è un intreccio di traumi che avvolgono l’interno ed esterno delle sagome tra i banchi. Davanti alla scatola nera del PC passano consigli, raccomandazioni, indicazioni da prendere alla lettera per preservare ancora dal contagio.
Ma ci si è chiesti mai che cosa passa nella mente, al di là di internet, nei frequentatori più assidui dei social? E non vi è bisogno di dire chi sono. I giovanissimi sono simbioticamente uniti all’apparecchio telematico che assicura presenza, varietà di sensazioni, perché non si può parlare di emozioni.
Non si grida al pericolo, eppure questo strumento spesso ammazza il libero pensiero, comanda, distrae. Ciononostante di contro, un fenomeno naturale come la rocca di Gibilterra, la speranza, quella che finisca tutto una volta per tutte, vive nei cuori dei bambini, non palesata ai grandi che a malapena nascondono la preoccupazione. Si creano aspettative nell’immediatezza. Gli infanti si trastullano, girano riottosi nei giardini di casa, nella villa comunale, nei campi sportivi. Hanno sperato e sognato l’epilogo, avendo perso contezza dei rapporti umani e delle proiezioni delle loro identità, tuttavia sorridenti nell’alveo delle strade di campagna che aprono alla primavera.
Esultanti tra di loro che con la psiche hanno sgominato la guerra batteriologica, ciascuno protagonista di un’unica storia: l’abbattimento del coronavirus che sta dietro l’angolo. La ripresa del pianeta nella dimensione della normalità in itinere ha rafforzato gli animi di chi ha meno anni e che più entusiasmato che scoraggiato “dà parole alle lacrime”, a dirla con Shakespeare. E chi silente inventa, crea, fantastica utilizzando le fonti della dea fortuna che è l’ultima a morire o perdipiù l’abbraccio del sogno. Benvenuti, rinati ancora una volta al mondo e invitati al “cerchio ermetico” di Hermann Hesse che recita ”Nulla accade mai per caso. Qui arrivano solo gli ospiti giusti”. E ancora “non importa quanto isolato tu sia e quanto solo ti senta, se realizzi il tuo lavoro secondo coscienza e sinceramente, amici sconosciuti ti cercheranno e arriveranno a te…”