Ci si chiede quali saranno le conseguenze della pandemia. Il più ottimista è disposto a giurare che con l’estinzione del virus tutto si annulla. Si pensa al corpo se resta illeso, ma anche la testa fa parte del corpo e ingloba ciò che le viene offerto, anche gratis. Qualcuno ha sentito parlare di annebbiamento mentale, e sì perché siamo stati soggetti al “flebo” di notizie e il suddetto disturbo colpisce più del 50% di pazienti osservati in degenza ospedaliera.
Questa così definita infezione è stata scoperta nel 2019 in Cina e si sostanzia in una sintomatologia varia che va dalla difficoltà di ritenere a livello cognitivo dei concetti, alla perdita dell’orientamento spaziale e ancora ad un’astenia generalizzata. Anche quando si è clinicamente usciti dal girone pandemico, dunque non presentando più gli effetti della malattia da Sars-covid-2, permangono impedimenti che riguardano l’umore del paziente guarito, la depressione, l’ansia e l’insonnia. A queste si aggiungono altre spie rivelatrici della compromissione oltre al sistema nervoso di altri distretti organici.
Lo studio condotto dagli scienziati sul coronavirus è ancora allo stato embrionale. Quindi non è troppa l’attenzione riservata a coloro nei quali il virus entra nel vivo del fisico per poi impadronirsi del cervello, creando handicap nell’espressione del soggetto toccato nei propri centri vitali. In sostanza non è solo il cuore per l’uomo l’organo di rilievo preponderante ma è altresì quello che è pertinente all’abilità di interazione, macrofenomeno delle relazioni sociali. Pertanto un controllo generale con un professionista in psicologia dell’emergenza può fugare dubbi e sospetti che minerebbero la sicurezza che risiede nell’intimo di una persona.