Gaudet Mater Ecclesia: “… vi darò Pastori secondo il mio cuore”.

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Tre parrocchie

“Vi darò pastori secondo il mio cuore, che vi pasceranno con conoscenza e con intelligenza”(Geremia, 3,15). 

È questo, in definitiva, il compito dei ministri sacri: distribuire il dono e la ricchezza dell’amore di Cristo, facendosi intercessori per tutti e di tutti, negli ampi spazi di ascolto e di dialogo quotidiano con la Trinità Santa. 

Prendiamo in prestito le parole del profeta Geremia per auspicare una stagione nuova in alcune comunità parrocchiali della diocesi di Lecce, fra cui Sant’Antonio Abate Maria Ss. del Pane, a Novoli dove, fra qualche mese, si insedierà il nuovo parrocodon Luigi Lezzi, 54 anni, del clero di Monteroni, tuttora parroco presso la parrocchia Sacro Cuore di Gesù. 

Proprio a Novoli, la notizia giunge nel giorno in cui il paese si ritrova in festa, per  celebrare la sua devozione a Maria Ss. del Pane, ricorrenza che la storia va perpetrando nel tempo, da oltre tre secoli, per i fatti miracolosi registrati nel 1707. È storia antica, che, tuttavia, ogni anno ripropone i suoi rituali, fatti di novene, processioni, canti, luminarie, pane benedetto… 

La nostra vita è fatta di storie. A ognuno le proprie …
Ci sono storie che non possono essere taciute perché, come direbbe don Antonio Mazzi, “…tacere è peccato!”. Qualcuno, anche nel suo piccolo, nel proprio paese fa la storia, così come qualcun altro la disfa, esattamente come il pastore greco Erostrato che, “per rimanere alla storia”distrusse il tempio di Artemide.
Ci sono storie di nessuno che, però, diventano storie di tutti. Come quelle dei tanti paesi che sembrano essersi addormentati nelle loro storie e non riescono più a svegliarsi (o non vogliono svegliarsi) per guardare in faccia la realtà.
Senza troppe perifrasi, penso ai giorni nostri, a questa festa in onore della Vergine Santa, Madonna del Pane; penso agli sforzi di quei volontari cittadini che, con spirito di sacrificio ed abnegazione, “rubano” tempo  e spazio a loro stessi, ai loro affetti ed interessi per mantenere saldo nella memoria dei giovani (e di chi giovane più non è) il valore della storia, conservando il passato per costruire il futuro, affinché le feste continuino ad essere momento di aggregazione sociale, anziché occasioni per togliersi sassolini dalla scarpa…
Penso a questa tradizione che, seppur in barba all’eterna sfida dell’uomo di domare il tempo che fugge, rischia di perdersi nei meandri dei bei ricordi ed a chi, di questa tradizione, nell’anno del Signore 2014, forse farebbe tranquillamente a meno, se non bisognasse ossequiare antiche e consolidate (ma pure talvolta ossidate) disposizioni liturgiche che impongono celebrazioni di riti, processioni, messe votive e richieste di intercessioni … 

don luigi lezzi

A volte, la differenza fra i luoghi e le persone è pressoché impercettibile, se la nostra condotta non rende visibile il giusto distinguo. Ma pure questa è un’altra storia …

Al contempo, le storie sono mutamento, novità; così l’avvicendamento dei parroci, che nulla ha a che vedere con la tradizione.
Forse – 
a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, disse quel tale! – fino a qualche anno fa, qualcuno avrebbe potuto interpretare questi “trasferimenti” di parroci come interruzioni, “…delitti di … leso campanile”Ma i tempi cambiano, e la storia fa il suo corso, anche in questo. E, dunque, seppur con estrema fatica, anche nella Chiesa va maturando una mentalità nuova; si tenta di promuovere e riscoprire la dimensione collettiva del cammino pastorale di ciascuna comunità, che è frutto dell’apporto di tutti e non di una singola persona, nella consapevolezza che l’avvicendamento favorisce il rinnovamento personale e pastorale con lo scambio della variegata ricchezza di doni spirituali e di esperienze pastorali e realizza efficacemente la chiamata al servizio dell’intera Chiesa particolare(Cost. Sinodale,n. 9).

Per questo e per molte altre ragioni ancora, oggi la Santa Madre Chiesa è chiamata a gioire (… Gaudet Mater Ecclesia …): una stagione nuova si dipana all’orizzonte, una primavera dello Spirito, oserei chiamarla, consci del fatto che il Sacerdote si caratterizza per una obbedienza incondizionata ed accetta, mediante il ministero del suo Vescovo, come guadagno per sé e ricchezza per gli altri, lo “sfratto” continuo della sua persona, dei suoi affetti e delle sue aspirazioni. In questo modo, mette a disposizione la ricchezza della sua presenza totale e consapevole per aprirsi alle necessità della sua Chiesa.

È in quest’ottica che la comunità novolese augura al parroco uscente un buon viaggio – “… come sono belli i messaggeri di lieti annunzi” (Is 52,7) – ed una calorosa accoglienza nella nuova famiglia affidatagli. Ha trascorso 14 lunghi anni a Novoli e, seppur tra luci ed ombre, affanni, resistenze e lentezze fisiologiche di ogni cammino, ora ”… senza borsa né bisaccia …, senza scuotere la polvere dai sandali … “ si avvia a guidare, lungo le strade del Vangelo, i fratelli di un’altra comunità. 

Sin d’ora, poi, diamo il benvenuto al nuovo parroco, don Luigi Lezzi, e gli auguriamo una proficua “statio” nella nostra comunità, magari “ad novennium”, con le parole di un antico manoscritto medievale, nel quale si legge che “… il prete deve essere un paradosso, grande e piccolo insieme; di spirito grande e aperto, un Re, semplice e naturale, di carne contadina …; una sorgente di santificazione, un peccatore perdonato da Dio …; discepolo del suo Signore, servo del suo popolo, un mendicante con le mani bucate … Teso verso l’alto, con i piedi piantati a terra!”.

Ad maiora.

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