L’Editoriale
Continuano senza tregua gli scontri in Piazza Taksim a Istanbul, la città tra i due continenti. La protesta pacifica di sit-in dei giovani turchi, iniziata lunedì per scongiurare l’abbattimento dei 600 alberi di Gezi Park, polmone verde della ormai grigia città, continua a fare vittime e feriti.
La risposta della polizia turca alla manifestazione, come una pellicola fin troppo sottile, ha palesato il disagio di una democrazia che non regge il confronto con uno dei suoi inalienabili diritti: il diritto di protesta.
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Le maggiori emittenti nazionali turche hanno “deciso” di non diffondere alcuna notizia sui terribili eventi di quella che i giovani turchi chiamano Turk Bahari, la Primavera turca. L’abbattimento del parco adiacente a Piazza Taksim, prevista per lunedì, è stato programmato per poter avviare la costruzione di un grande centro commerciale, oltre che di alcuni hotel, pronti ad accogliere le migliaia di turisti che ogni giorno visitano la città di Istanbul.
Ed è proprio Piazza Taksim uno dei punti più frequentati da tutti quei turisti che atterrando all’aeroporto di Istanbul, e che, utilizzando il bus shuttle, raggiungono il centro, scendendo proprio di fronte ai gradini del Gezi Park. La maggior parte dei commercianti ha sbarrato i propri negozi non appena i furgoni blindati e i mezzi antisommossa della polizia turca hanno raggiunto l’occhio del ciclone.
Le forze di polizia non hanno perso tempo. Già Venerdì mattina hanno dato il via alla cruenta operazione “anti-sommossa” servendosi di lacrimogeni, manganellate e i pericolosissimi proiettili di gomma, che hanno già reso ciechi diversi manifestanti. Si parla di 3 morti e 28 feriti, numero che potrebbe aumentare con il passare delle ore. Negli scorsi giorni di caos, molte famiglie di passanti hanno smarrito i propri bambini, e senza una rete d’informazione ad occuparsi dei loro casi, la situazione appare senza via d’uscita.
Non è grave Sirri Sureyya Onder, deputato turco del partito curdo Bdp e simbolo della protesta contro la distruzione del parco. Sconosciute al momento le condizioni Ahmet Şık, famoso giornalista turco noto per aver mosso pesanti critiche al governo nel suo libro, ricoverato dopo essere stato colpito alla testa da un candelotto di gas lacrimogeno.
Gli attivisti per i diritti umani accusano la polizia di violenza spropositata, e spesso gratuita, nei confronti dei manifestanti.
Numerosi gli appelli di solidarietà provenienti da tutto il mondo nei confronti dei giovani protestanti. Dalle case del centro di Istanbul invece, una solidarietà di un silenzio assordante: centinaia di persone battono sulle pentole fuori dai balconi e dalle finestre, per far sentire a chi è in mezzo ai fumogeni che non è solo.
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