Habemus Papam ?

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“Chiesa, cosa dici di te stessa ?” era l’interrogativo che Paolo VI poneva ai Padri Conciliari. E allora, la Chiesa, disse una quantità di cose di sé stessa, tentando di esplorarsi, scandagliare i meandri della sua memoria e della sua “dottrina” che, per più di un millennio, aveva segnato il passo a questa grande comunità di anime. Si “esplorò”, come ancora si esprimeva Papa Montini, per attualizzare i contenuti di un “messaggio”, per contestualizzare una “proposta”, renderla più accessibile – ut unum sint – perché si potesse ancor più essere veramente “un corpo solo”, uniti e indissolubili.

Poi, disse molte cose anche di tutti gli uomini, dei cristiani e dei non cristiani. Per tre anni parlò: un fiume di parole conciliari corse per il mondo.

La Chiesa è abituata alle parole, anzi per costituzione le è stato imposto lo strumento della parola: “Andate e annunciate”. La Chiesa è diventata esperta di parole: i suoi documenti sono riflessioni splendide, carichi di emozione e di partecipazione umana, imbevuti di calda spiritualità, impreziositi di sapienza biblica. I suoi documenti sono anche solenni e colti. Per questo, in genere, non vanno direttamente al popolo, raggiungendo, con difficoltà, i destinatari ultimi.

Hanno bisogno di mediazione culturale che poi, in fondo, dato il mondo così com’è,  molto spesso si riduce soltanto a mediazione giornalistica, essendo in pratica il giornale, la televisione ed internet gli unici mezzi per trasmettere al grande pubblico la conoscenza spicciola ed il significato concentrato del documento.

Oggi la Chiesa, con i suoi “prìncipi” vestiti di porpora, torna in assise, per scegliere il Pastore Universale, il Servo dei Servi di Dio …

Extra omnes …  Dopo giornate intense di consultazioni, la parola, ora, passa allo Spirito Santo che, ci ricorda l’evangelista Giovanni,  soffia dove vuole, ne puoi udire la voce, ma non sai né da dove viene né dove va”.

E sarà lo Spirito a consegnare alla Chiesa ed al mondo, il nuovo Papa. Sarà lo Spirito a scegliere e ridare vigore a questa assemblea straordinaria di fedeli che da duemila anni, seppur con forme diverse, con stili diversi, con uomini diversi, va avanti.

A noi osservatori non resta che una constatazione: dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Dovrà diventare più piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. Occorrerà, dunque, ripartire da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che ponga la Fede al centro dell’esperienza. Servirà una Chiesa più spirituale, che non si arroghi un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Dovrà anelare alla povertà e divenire la Chiesa degli indigenti. Allora la gente vedrà quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per sé stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto.

Un pensiero espresso non oggi, ma già negli anni ’60 dall’allora Mons. Ratzinger, poi divenuto Prefetto della Sacra Congregazione della Fede e, nel 2005 eletto al soglio pontificio col nome di Benedetto XVI.

La Chiesa è gerarchica per costituzione divina. Dice sempre a sé stessa di essere in ascolto della Parola, la grande Parola di Dio. Ma è suo dovere e compito (e lo sarà anzitutto per il nuovo Pontefice) ascoltare anche la parola piccola che viene dai semplici fedeli, perché, come insegna San Gregorio Magno, è attraverso di loro che, prima ancora dei maestri, passa la comprensione della grande Parola.

E non è solo questione di porgere ascolto: è anche questione di dare retta, se non si vuole essere esclusi dalla saggezza cristiana.

Diceva San Giovanni Crisostomo: “Parla il ricco e gli danno ragione, parla il povero e nessuno gli dà retta. Non posso tollerare, nella Chiesa, questa stoltezza”.

Ora, occhio al comignolo della Sistina … In attesa della fumata bianca che annuncerà, Urbi et orbi – a Roma e al mondo –  l’avvento di un nuovo Papa, luce per illuminare le genti.