Le chiare e verdi acque “decantate” del Salento

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L’Editoriale

Acque del SalentoSe pur con un timido sole, luglio ha ormai spalancato le porte alla stagione estiva in Puglia. Le spiagge iniziano ad affollarsi di turisti e vacanzieri, alberghi e strutture ricettive impazzano con le prenotazioni. Il Salento, infatti, è diventata una delle mete più ambite per i suoi profumi, il cibo e la sua naturale magia.

Eppure di polemiche sulla funzionalità del nostro turismo ce ne sono ancora tante. Di recente lo scandalo dei lidi abusivi che hanno chiuso i battenti ad inizio stagione, ha riportato in auge l’eterna discussione sulla mancanza di strutture adeguate in zona.

Si perché, per assurdo, turismo è uguale a servizi, tant’è che spesso zone d’Italia che di fatto hanno poco di naturale da offrire, diventano mete ambite solo per i servizi che offrono. La vacanza è in assoluto voglia di comodità, relax e sano divertimento. Nonostante il Salento occupi pagine patinate delle migliori riviste e sia presente in molte fiere, molta è ancora la strada che deve fare per diventare uno dei posti più in d’Italia.

L’ultimo allarme è lanciato da Goletta Verde che pone l’attenzione sul sistema di depurazione delle acquee in Puglia.

Il servizio di depurazione copre il 77% del fabbisogno totale, quindi secondo i dati forniti dal Servizio di tutela delle acque della Regione e contenuti nel Piano di tutela delle acque, poco meno di un milione di cittadini pugliesi scarica i propri reflui senza che questi vengano depurati.

Dati poco confortanti, soprattutto se vogliamo ergerci a Maldive del Sud.

Ma cosa si può fare affinché l’acqua cristallina nella quale ci tuffiamo non diventi una vera e propria latrina ogni estate, periodo nel quale la popolazione sulla costa jonica e adriatica cresce in modo esponenziale?

Molto dipende dalla volontà della politica locale, la quale dovrebbe considerare il problema di primaria importanza non solo per lo sviluppo del turismo, ma per l’intero ecosistema e per la salute dei residenti non stagionali.

Sono 187 i depuratori che coprono il servizio su tutto il territorio regionale, ma su cui insistono ancora problemi di funzionamento, criticità e situazioni irrisolte che in alcuni casi rendono inefficace la depurazione dei reflui.

Innanzitutto c’è la questione dei 13 impianti che scaricano in falda, con grave rischio di inquinamento delle acque sotterranee. Poi ci sono i depuratori che presentano problemi nel funzionamento e i cui scarichi risultano non conformi, come certificano i dati Arpa relativi al 2012.

Quindi anche là dove il depuratore è esistente, in realtà è malfunzionante e, se pensiamo che alcuni di questi scaricano in falda, c’è da domandarsi il perché sia stata costruita tale opera pubblica. Misteri tutti meridionali, con certa politica troppo impegnata a gestire ticket di parcheggio e a destinare aree pubbliche per bar e pizzerie. E tutti quei soldini dove vanno? Perché nell’inverno successivo non vengono spesi in favore anzitutto della salute pubblica?

Goletta Verde, nella figura del vicepresidente Stefano Ciafani, lancia quindi l’appello alla Regione, affinché si impegni a pianificare e monitorare l’attuazione di interventi immediati, e ai sindaci perché si facciano garanti delle azioni necessarie per mettere in efficienza il sistema e risolvere definitivamente il problema della depurazione.

 

Le questioni ancora irrisolte sul territorio regionale, come il depuratore di Manduria o il mancato completamento della rete fognaria di Porto Cesareo, gli scarichi non conformi che finiscono ancora in falda, dimostrano che su questo tema rimane molto lavoro da fare.  Legambiente chiede dunque la costituzione di un tavolo di lavoro tra la Regione, l’Arpa, le Amministrazioni locali, i tecnici e il mondo dell’associazionismo, dei cittadini, dei movimenti, degli operatori, anche attraverso percorsi di partecipazione organizzata, come prevedono le direttive europee in tema di acqua e gestione delle risorse idriche.

Ovviamente il monito lanciato alla Regione rimbalza su tutti i sindaci sia delle zone costiere che dell’entroterra. Secondo Ciafani è fondamentale il loro ruolo di promotori e pungolatori della questione. Affinché tale situazione possa risanarsi è necessaria la collaborazione di tutti. E se tutto viene ridotto ad una mera questione economica, è pronta la controbattuta: grazie ai finanziamenti derivanti dal Cipe e dai fondi FESR 2007-2013, la Regione oggi dispone di oltre 300 milioni di euro per avviare una serie di interventi  necessari a limitare le molte criticità emerse. Vana, è dunque, ogni scusa. Ci sono i fondi, altri se ne possono indubbiamente trovare con uno sforzo comune. Non lasciamo che il ciondolar i nostri piedi nel nostro mar diventi veicolo di infezioni e malattie. Così facendo, quando avremo voglia di “decantare” il Salento non sarà più per tessere le sue lodi! 

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