« De mortuis nil nisi bonum »
14 agosto, ore 11: 45: Genova viene squarciata per il crollo del ponte Morandi. La tragedia registra molte vittime (attualmente 43) con tantissimi feriti ed altrettante famiglie sfollate.
Questi purtroppo i fatti del disastro che ha colpito la città ligure e tutto il Paese.
È un dolore immenso che racchiude quello di tante madri, padri, mogli, mariti, figli, amici, per quelle persone che su quel ponte passavano tutti i giorni e per i turisti che si recavano in vari luoghi di vacanza. Una ennesima e triste storia che si ripete, soprattutto per coloro che sono stati privati repentinamente degli affetti più cari. Ognuno dovrà imparare a sopravvivere da quel “pianto antico”.
Vite spezzate, progetti svaniti e tante ferite alle quali si aggiunge un lungo silenzio che disorienta le nostre esistenze.
Poi, la giornata di lutto nazionale, i funerali di stato di sabato 18, all’interno della Fiera di Genova, con le parole di conforto da parte del card. Bagnasco e dell’Imam, Salah Hussein hanno dato coraggio. La metafora del ponte ha fatto esprimere parole di grande respiro volte a cementare l’unione fra simili. «Costruire ponti nuovi e camminare insieme» ha detto il cardinale Bagnasco nel descrivere il grande dolore che ha colpito Genova, ‘la bella’ come ricordato dall’Imam rivolgendosi alla città ferita «Nel nome di un Dio unico».
Nel frattempo, i genovesi hanno reagito con forza alla tragedia ricorrendo, tra l’altro, anche a quella che Montale definiva «Una delle vette più alte dell’anima umana».
Ecco il testo poetico che ha iniziato a girare subito sui social, anche in dialetto, insieme all’eloquente disegno che ritrae i due ragazzi delle due tifoserie cittadine abbracciati.
«Crolla un ponte, Crolla una strada, Crollano i nervi di chi, Consapevolmente, Pensa: Avrei potuto essere li. Crolla una città, Ora più isolata, Crolla la sua economia, Fragile ed insicura. Crolla la fede Nel cielo, Nel destino, Nella vita. Crollano le braccia Di chi sta spalando, Crolla, pesante, Lo sconforto Sulle nostre spalle. Tutto crolla, Tranne noi. Gente dura, Inospitale, Musoni e Testardi. Per chi non ci conosce. Lavoratori, Camalli, Portuali, Carbonai. Artigiani, Banchieri, Capitani e Marinai. Agricoltori sulle rocce. Superbi, Orgogliosi. Fieri. Insiste, Inutilmente, Il cielo Sulla nostra città. Che da acqua, Fango, Macerie e Bombe, Ne è sempre uscita. E allora che cominci, Genova, Domani sarai ancor più bella».
Non resta che unirsi alle preghiere e all’abbraccio per tutte le vittime, agli applausi per le persone, a partire dai vigili del fuoco, che si stanno spendendo per una giusta causa, convinti che «qualunque parola umana, seppure sincera, è poca cosa di fronte alla tragedia, così come ogni doverosa giustizia nulla può cancellare e restituire» (Card. Bagnasco).