Il 16 dicembre 1770 nasce a Bonn un musicista della cui interiorità e dei grandi ideali è permeata l’intera produzione artistica: si tratta di Ludwig van Beethoven. È, dunque, il 2020, il 250esimo compleanno.
Spesso la sua genialità è stata paragonata a quella di Dante, Shakespeare o di Michelangelo e la sua opera, ancora oggi, costituisce un unicum per l’intera umanità.
Wagner, ragionando intorno alla Nona sinfonia, la considera come la migliore espressione dello spirito tedesco e conferma il grande valore del compositore: «Questa sarebbe […] l’unica forma perfettamente corrispondente allo spirito tedesco così individuato nel nostro grande Beethoven». Non deve stupire se Thomas Mann ha inserito nel Doctor Faustus (1947) l’analisi del tempo finale della sonata per pianoforte n. 32 in do minore, op. 111, o che nel 1985 la melodia (priva del testo dell’ode schilleriana), tratta dalla Nona Sinfonia, sia stata scelta come inno dell’Unione europea poiché Beethoven, sostenitore della fratellanza umana, vanta altresì un accurato humus culturale essendo fervente ammiratore di Kant, Schelling, dei classici (Platone, Aristotele, Plutarco) e anche di Shakespeare, Goethe, Schiller e altri ancora.
Enfant prodige, ha seguito un apprendistato da polistrumentista (pianoforte, organo, violino, viola e successivamente anche il corno e il fagotto), unitamente ad una ferrea dottrina dell’armonia e del contrappunto tanto che ben presto è attivo presso l’orchestra di corte suonando diversi strumenti oltre che concertista di pianoforte, docente e promettente compositore. Negli anni gli aggettivi e le definizioni per questo straordinario musicista sono cresciuti a dismisura tanto da diventare il “titanico”, il “rivoluzionario”, senza omettere il suo genio straordinario. Pur in un momento così difficile per la cultura, le istituzioni stanno intensificando eventi, promuovendo concerti in streaming, quasi antidoto e reazione a quanto stiamo attraversando. Rai5, dal 14 al 18 dicembre, offre l’integrale dei Concerti per pianoforte e orchestra e dal Teatro alla Scala si trasmette il Fidelio diretto da Daniel Baremboim, fino alla grande maratona dell’intero ciclo delle Sinfonie dirette da Claudio Abbado con i Berliner Philharmoniker (20 dicembre ore 16-24) oltre a tanta musica da camera, le sonate per pianoforte, ecc.
Nell’immaginario collettivo egli è un mito. Nonostante abbia affrontato vari problemi familiari tanto da divenire capofamiglia molto giovane, le esperienze di amori non corrisposti, il dramma della sordità, ecc., è un essere umano con fragilità, problemi e incertezze che determinano una personalità complessa tanto da risultare ancora una figura imperscrutabile.
Nell’abbondante offerta culturale, segnalo volentieri un volume molto agile nella lettura ed interessante perché nasce dalla seguente riflessione: «scrivere questo libro [senza] smettere gli abiti del musicista e di condividere con il lettore, più che osservazioni strettamente tecniche e/o musicologiche, proprio il mio percepire la musica attraverso l’esperienza di esecutore». Proprio mentre scrivo, ascolto la Sesta Sinfonia “Pastorale” con l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna ove l’autore del volume è professore d’orchestra di fagotto. Ecco, di seguito: Guido Giannuzzi, Invito all’ascolto di Beethoven, Ugo Mursia editore, Milano, 2020, pp. 200.
La narrazione è fluida e invita alla lettura non solo musicisti ma soprattutto quanti vogliono conoscere ogni aspetto della vita, dell’arte e della poetica del musicista di Bonn, senza rinunciare a contestualizzazioni storiche ed intrecci con la filosofia, la letteratura, l’arte, restituendo così una figura in armonia con il suo tempo. Pubblicato con la collaborazione editoriale di Piero Mioli, il volume presenta contenuti piuttosto particolari, come ad esempio l’uso di brevi e stringate definizioni per l’analisi delle opere più significative del maestro tedesco. Una per tutte: Dalla Libertà alla Gioia per la Nona Sinfonia.
Scorrendo il volume, emergono curiosi dettagli biografici già sul significato della particella “van” anteposta al cognome, il divieto da parte del padre Johann di farlo improvvisare mettendolo in relazione con un altro famoso padre, Leopold (genitore di Wolfgang Amadeus Mozart) come per il suo primo innamoramento che lo proietterà in quel «ciò che un cuore amante consacra raggiunge un altro cuore amante», ben presente in An die ferne Geliebte, op. 98. Poi alcuni particolari che solo da chi è all’interno di un’orchestra può osservare come, per esempio, la constatazione da parte dei direttori d’orchestra della meno frequentata Seconda Sinfonia; interessante anche l’evidenziare i rapporti tra l’Eroica e Napoleone o la Pastorale in relazione alle Quattro stagioni di Vivaldi e Le Stagioni di Haydn.
Ma nel volume si parla anche dei Concerti per pianoforte e orchestra, dei Quartetti per archi, della Musica da camera con pianoforte, e di altro ancora, il tutto contestualizzato agli eventi storici del tempo come il congresso di Vienna.
Auguro a questo libro una meritata diffusione tra coloro che vogliono avvicinarsi alle diverse sfaccettature del musicista tedesco, sicuro che incontreranno una figura che ha preferito restare uomo anziché assurgere a divinità.