Figli del Salento – Giuseppe Zimbalo

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Giuseppe Zimbalo, architetto e scultore, nacque nel 1620 da Sigismondo, figlio di Francesco Antonio, a quel tempo attivo in importanti imprese di scultura lasciate in Santa Croce e al Gesù.

Detto lo Zingarello, fu l’architetto più famoso ed imitato del barocco leccese. Protetto dal vescovo Luigi Pappacoda, ne realizzò l’ambizioso piano di edificare un’area che fosse una residenza ecclesiastica polivalente di chiese, di monasteri e di conservatori privilegiati da altari sontuosamente realizzati. Il suo speciale linguaggio ornamentale, per il vigore della pronuncia fortemente accentuata e densamente colorita, coinvolse il prospetto della ricostruita Cattedrale, il campanile, le chiese di S. Teresa, di S. Anna, di S. Angelo e di S. Giovanni Battista.

Affermatosi come incontrastato caposcuola di una corrente di gusto così tipico ed esclusivo che la città avvertì di non poterne fare a meno, assunse incarichi di prestigio, come l’erezione della marmorea colonna trasportata da Brindisi che, sollevata nella piazza dei mercatini, fu replicata in Maglie, come la costruzione della fontana sormontata dalla statua equestre di Carlo II, che fece zampillare nella medesima piazza, come l’apparato funerario della Cattedrale che funzionò nelle cerimonie per le esequie di re Filippo IV di Spagna il 1666 solennemente celebrate in Duomo dal vescovo Pappacoda.

Non si sottrasse neppure a lavori da esperire in collaborazione, come l’altare di S. Oronzo realizzato per l’Università in Cattedrale unitamente ad un architetto di Salò, Giovanni Andrea Larducci, cui dopo il 1685 subentrò nel completamento del campanile della parrocchia di Maglie.

Ottantenne, non si esentò dall’assumere imprese di grande respiro, come la ricostruzione per i predicatori della chiesa di S. Giovanni Battista, per la quale realizzò un’alta facciata a due ordini nella quale profuse la varietà della sua arte decorativa e previde, per l’interno, una pianta a croce greca che nelle sue intenzioni doveva essere coronata da una cupola per la quale fu consultato l’architetto Salvatore Miccoli da Lequile e che non fu mai realizzata.

Nel capoluogo salentino, dunque, l’artista progettò la parte superiore della facciata della basilica di Santa Croce (1646), realizzò il duomo di Lecce, iniziato nel 1659, con l’annesso campanile (1661-1682) e nel 1666 la colonna di Sant’Oronzo.

Oltre a numerose altre opere, sue o attribuite alla sua bottega, l’altare nella chiesa di Santa Teresa, l’altare in Sant’Antonio, o la chiesa di Sant’Angelo.

Probabili alcune committenze a Galatina, facciata dei Santi Pietro e Paolo, e Melpignano, chiesa del Carmine.

L’ultima opera nota è la chiesa del Rosario (1691). Fu nella chiesa, il suo estremo lavoro e l’ultimo cantiere della sua carriera professionale ed in quella chiesa volle che il suo corpo trovasse sepoltura, il che avvenne il 1710, quando il patriarca dell’arte barocca di Lecce aveva raggiunto la veneranda età di novant’anni.