Gli effetti del Covid sulle giovani generazioni

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Coronavirus STOP quando chi ci rimette in maniera capillare sono i nostri angeli, i bambini. La diffusione di questo micidiale virus ha fatto sì che si divulgasse insieme ad esso anche la paura dell’estraneo, a volte degli stessi compagni di gioco o di scuola. E’ un campanello d’allarme che invita a fare un’analisi introspettiva del comportamento a chi si relaziona con il mondo dei ragazzi. Riconnettersi con il proprio corpo e quindi anche con la mente, che è parte del corpo, e poi con l’esterno con i prossimi congiunti, per usare una nuova terminologia giuridica.

La didattica a distanza nel migliore dei casi ha visto le genitrici al  fianco della prole, intenta ad entrare in quella scatola nera che è il PC come se questo si umanizzasse. Altri hanno invece lasciato i propri figli confinandoli nelle proprie stanze.
Ma attenzione alla salute psicologica dei bambini! Il primo bersaglio è il tono dell’umore che registra immancabilmente flessioni che portano all’universo rosa dei minori decisamente a terra. Ciò colpisce il sistema immunitario determinando tra l’altro situazioni ansiogene che creano allarmismo nelle realtà familiari, inducendo alla contrazione del disturbo di carattere depressivo.

Un altro risultato è che il bambino è stato annullato, semplificato, e questo è molto grave se si tiene in giusto conto che “il bambino è padre dell’adulto”, secondo l’assunto alla base del sapere psicologico. Non si può assolutamente pretendere un comportamento dettato da spontaneità del tipo “dovresti amarmi”, sarebbe un’ingiunzione paradossale, perché chiunque riceva questa ingiunzione si trova in una posizione insostenibile, poiché condiscendendovi dovrebbe essere spontaneo entro uno schema di condiscendenza e non di spontaneità. Pertanto la fiducia non si impone.

Dunque, che fare?, industriarsi al fine che non si sfiorino situazioni che hanno dell’accostamento al tono depressivo, ma evidenziare ciò che di buono c’è ma anche di cattivo, ovvero un senso di unione, di complicità e di solidarietà nell’anno del coronavirus. Questa realtà vale sia fino ai sei anni, in cui si avverte un rallentamento dell’elaborazione generale, sia dopo quell’età, quando si cerca particolarmente la condivisione fra pari. Allora cogliere le differenze tra didattica a distanza e didattica in presenza, ridurre i tempi di consumo televisivo e lasciare spazio alle storie da raccontare ai piedi del camino o in cucina dove è facile essere se stessi e insegnarlo ad altri in special modo ai più piccoli.

Psicologa e Giornalista Pubblicista

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