I 70 anni di Francesco De Gregori, un artista senza età

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Un esperimento che mette insieme alcuni dei pezzi più noti del cantautore Francesco De Gregori. Un esperimento che celebra la sua immensa produzione come fosse un sinolo di musica e inchiostro rari. Parole, quelle di De Gregori, come fossero soffi di vento che sedimentano tra i rami e le foglie, che accarezzano mani, promesse, bisogni. Da questa miscela di versi è uscita un’altra storia: nuova, inedita e soprattutto d’amore. Che è quello di cui abbiamo più bisogno in questo spaccato di storia. Un regalo di compleanno, il nostro, che ci è stato donato da lui.

Auguri, Francesco.

Avrai matite per giocare e un bicchiere per bere forte e un bicchiere per bere piano, un sorriso per difenderti e un passaporto per andare via lontano da qui. Bellamore non mi lasciare, Bellamore Bellamore non mi dimenticare, rosa di Primavera, isola in mezzo al mare. Però se un giorno tornerai da queste parti riportami i miei occhi. Quando a sera sarai sola non piangere, perché nel ricordo vedrai ancora tu e la stella insieme a me.
Tu e la stella insieme a me, alle spalle una storia impossibile e un amore che non conta più; questa vecchia storia, tutta nelle tue gambe e nella tua memoria.
E il cielo che ho dato alla terra e la terra attraversata tra gente di malaffare, e vedo i ladri vantarsi e gli innocenti tremare. Ma tu dimmi che cosa vedi adesso tu? Dimmi che cosa vedi tu da lì, dimmi che tutto è più chiaro che qui. Dimmi che potrò capire, dimmi che potrò sapere, dimmi che potrò vedere un giorno anche io così.
Ma io non ci sto più. In fondo non importa che i tuoi santi siano molti e che molti con un soffio spegneranno la candela, in fondo tu già sai che domani è un giorno lungo e che un altro verrà a dirti di amare i tuoi pensieri e tu lo seguirai.
Seduto faccio sempre la mia parte con l’anima in riserva e il cuore che non parte. Oggi è un giorno di pioggia, ma la gente si muove. Una bottiglia ci bastava per un pomeriggio e a raccontarlo non sembra neanche vero.
Un futuro un po’ invadente fossi stato un po’ più giovane l’avrei stracciato con la fantasia. Poi d’improvviso, tutti gli anni per terra come i capelli dal barbiere come la vita che non risponde e il tempo fa il suo dovere. Era solo per ricordare l’ultimo verso dell’Infinito ed i tuoi occhi come lo stagno e una carezza sul tuo vestito. Gli hai lasciato in un minuto tutto quel che hai, però stai bene dove stai.
Tu non credere se qualcuno ti dirà che non sono più lo stesso ormai.
Il vero amore può nascondersi, confondersi, ma non può perdersi mai: sempre e per sempre, dalla stessa parte mi troverai.