I diversi minorati

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“Guardando un documentario, in cui si vedeva un uomo che usciva da un armadio dopo otto mesi di bunker, ho pensato: ma uno che vive così è un cretino!” queste le parole di Antonio Albanese per spiegare la genesi della sua ultima fatica, la serie I Topi, andata recentemente in onda su Rai tre.

La narrazione verte intorno alla vita di Sebastiano, un boss latitante che dall’interno di una villa bunker continua a condurre i suoi traffici illeciti. Sebastiano si muove solo di notte e condivide la sua esistenza con altri personaggi invisibili alla società, che si spostano nello stesso universo clandestino.

Il protagonista crede di essere un buon padre e, vivendo come normale l’assurdità della sua esistenza sotterranea, impartisce ai figli lezioni di vita basate sul culto del denaro, del potere e della prevaricazione. Quello di Albanese è un racconto grottesco e impietoso che smaschera inesorabilmente l’ignoranza disarmante di questi diversi. Il comico, geniale nelle sue narrazioni surreali dei mali del nostro tempo, usa la sua ironia per raccontare una storia assurda ma verosimile e utilizza uno sguardo apparentemente ingenuo per distruggere il mito della mafia e dei mafiosi, che ha conquistato, e purtroppo ancora conquista, generazioni di disperati che, pensando di poter migliorare la loro condizione sociale, scelgono di porsi al soldo di gente senza scrupoli e vendono se stessi per seguire il miraggio della facile ricchezza, perdendo la loro dignità o, peggio, la loro stessa vita.

Questi esseri immondi condizionano da sempre la società civile e, sulla scia de La mafia uccide solo d’estate (capolavoro di PIF), sono qui rappresentati per quello che sono: dei cretini, appunto! Per decenni la letteratura e la cinematografia ci hanno consegnato un’immagine distorta dei boss della mafia, raffigurati come eroi negativi, che con la loro (presunta) intelligenza hanno conquistato il potere e la ricchezza; un’intelligenza decisamente sopravvalutata dal momento che parliamo di individui (persone sarebbe troppo!) che hanno sacrificato la loro umanità, senza perseguire alcuno scopo degno di senso. C’è chi ha fatto esplodere auto imbottite di tritolo per seminare morte in un centro cittadino, chi ha spezzato in due un’autostrada per dimostrare il proprio potere e chi ha sciolto adulti e bambini nell’acido senza alcuna pietà, per poi vivere una “non vita”! E’ difficile che una mente normodotata riesca a giustificare certe azioni, tuttavia con qualche forzatura potrebbe comprenderne le motivazioni se questa crudeltà avesse condotto a un miglioramento concreto nella vita di questi esseri malvagi che invece sono stati costretti a trasformarsi in moderni “Mattia Pascal”, semplici ombre di uomini che non sono mai stati! Visti dalla prospettiva di Antonio Albanese, i mafiosi non sono altro che dei minorati privi di integrità fisica, perché hanno scelto deliberatamente di sostituirla con la morte sociale e privi di integrità psichica, perché assolutamente incapaci di discernere il bene dal male, che si aggiungono a quella schiera di “diversi” che popolano la nostra società.