Il Carnevale tra onomatopee e improvvisazione nel contrappunto bestiale alla mente

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Siamo in pieno periodo del Carnevale e in tutta Italia si festeggia all’insegna del divertimento. A Venezia prevalgono gli sfarzosi costumi, a Viareggio i monumentali carri allegorici fanno “viaggiare” con la fantasia, mentre il carnevale di Putignano, tra i più antichi d’Europa, riesce ad esprimere il connubio perfetto tra antiche tradizioni, cultura e svago. Nell’attuale edizione la cittadina pugliese ha assegnato l’onorificenza di “Gran Cornuto 2020” all’attore comico Uccio De Santis «perché tradito da un incidente stradale, miracolosamente in vita, è riuscito ad accrescere a sua popolarità pur non calcando il palcoscenico».

Com’è noto il respiro della festa è all’insegna dell’ironia, degli scherzi, della satira, restando fedeli al vecchio adagio semel in anno licet insanire, o del più popolare “a Carnevale ogni scherzo vale”.

Durante il periodo di festa è lecito essere dissoluti attraverso l’uso della maschera, si azzerano le differenze sociali, ognuno nell’anonimato può sentirsi libero di esprimersi potendo fare ciò che vuole senza farsi riconoscere.

Ad armonizzare ogni comportamento è il carpe diem di oraziana memoria ove il messaggio è quello di godersi ogni momento del presente consapevoli della nostra precarietà, come ben esplicitato nei versi del Trionfo di Bacco e Arianna «Quant’è bella giovinezza/ che si fugge tuttavia! / chi vuol esser lieto, sia:/ di doman non c’è certezza» (Lorenzo il Magnifico).

Un esempio alquanto singolare e raffinato di divertimento per il carnevale è il Contrappunto bestiale alla mente (dal Festino nella sera del Giovedì Grasso avanti cena op. 18; Libro III dei Madrigali a 5 voci Venezia 1608) del monaco olivetano, poeta e compositore bolognese Adriano Banchieri (Adriano da Bologna).

Trattasi di una composizione vocale a cappella ascrivibile al genere del madrigale rappresentativo a cinque voci.

Dopo una prima parte (Capricciata) in stile imitativo, tre voci comunicano: «Nobili spettatori, udrete or ora /quattro belli umori:/ un cane, un gatto, un cucco, un chiù /per spasso far contrappunto bestiale alla mente sopra un basso» e qui ha inizio il vero divertimento strutturato nello schema A-B-A.

In un intervento omoritmico (A) cinque voci cantano fa la la la la… Segue (B) ove sulla linea affidata alla voce del basso (parodia del cantus firmus) si costruisce l’impianto polifonico.

La parte grave intona in un latino maccheronico «Nulla fides gobbis, / similiter est zoppis; / si sguerzus bonus est / super annalia scribe» (Nessuna fiducia nei gobbi, ugualmente agli zoppi, se un guercio è bravo, scrivilo sugli annali) e le altre voci espongono un divertente contrappunto esaltando l’onomatopea dei singoli personaggi.

Ogni voce si esprime con una propria fisionomia e una semplice formula ritmica e /o melodica. Alla parte del basso è riservata la linea del canto, alla quarta voce (cane: Bau bau) troviamo ribattuti due do preceduti da pause. Alla terza voce (gatto: Mia-u) è riservato un intervento più articolato tra l’insistenza sulla nota mi e un breve melos all’interno del pentacordo re-la, autentico ed esilarante madrigalismo riferito al felino, invece alla seconda voce (Chiù ovvero una civetta) spetta la reiterazione delle due note congiunte ascendenti sol-la. La voce più acuta, il Cucù (cuculo), si muove costantemente intorno allo stereotipato intervallo di terza mi-do completando così la curiosa “conversazione” faunistica con la successiva reiterazione della sezione A.

Buon Carnevale, ricordando che, come sosteneva Charlie Chaplin, «Alla fine, tutto è uno scherzo».

Compositore, Direttore d’Orchestra, Flautista e Musicologo. Curioso verso ogni forma di sapere coltiva l’interesse per l’arte, la letteratura e il teatro, collaborando con alcune riviste e testate giornalistiche. Docente presso il Conservatorio di Perugia, membro della SIdM (Società Italiana di Musicologia), socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, dal 2015 ricopre l’incarico di Direttore artistico dell’Audioteca Poggiana dell’Accademia Valdarnese del Poggio (Montevarchi-Arezzo).

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