A chi ha seguito la diretta televisiva del 1 gennaio su Rai Uno (12:20) del concerto di Capodanno al Teatro alla Fenice di Venezia, sicuramente non sarà sfuggito l’intervento del direttore Myung-Whun Chung che ha condiviso l’espressione «Viva l’Italia» gridata da uno spettatore aggiungendo altresì «viva Venezia [e] viva La Fenice» a testimoniare il suo amore per il nostro paese.
Considerando l’ultima calamità del novembre scorso causata dall’acqua alta con numerosi danni alla città e ai monumenti, tra cui il teatro de La Fenice, dopo la sua rinascita in seguito all’incendio del 29 gennaio 1996, l’evento è andato oltre il tradizionale concerto augurale del nuovo anno in quanto il clima percepito è stato quello di sentirsi tutti veneziani e orgogliosi di essere italiani.
Stando a ciò che abbiamo seguito (seconda parte del concerto) – a parte una celeberrima composizione di Offenbach, l’omaggio a Fellini attraverso la musica di Amarcord di Rota e il Sanctus di Verdi – si è trattato di una celebrazione del melodramma italiano come si evince dal programma:
- Verdi, dalla Messa da Requiem, Sanctus
G. Puccini, da La Bohème, Quando men vo
N. Rota, Amarcord suite
G. Verdi, da Rigoletto, Cortigiani, vil razza dannata
G. Puccini, da La Bohème, O Mimì tu più non torni - Verdi, da La traviata, Sempre libera degg’io
G. Puccini, da Turandot, Nessun dorma
J. Offenbach, da Orfeo all’inferno, Can can
G. Verdi, da Rigoletto, Bella figlia dell’amore
G. Verdi, da Nabucco, Va’ pensiero
G. Puccini, da Turandot, O padre augusto
G. Verdi, da La traviata, Libiam ne’ lieti calici
Per l’accurata scelta, la varietà e la bellezza del repertorio l’evento è stato un microcosmo di sentimenti umani che attraverso il canto e la trasposizione musicale hanno toccato la sensibilità di tutti noi. A fare da tramite di questi tableaux ci hanno pensato gli interpreti Francesca Dotto (soprano), Valeria Girardello (contralto), Francesco Demuro (tenore) e Luca Salsi (baritono); l’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice con il suo Maestro Claudio Marino Moretti, il tutto sotto la sapiente guida del grande direttore d’orchestra sudcoreano che già si trovava a Venezia per la direzione del verdiano Don Carlos con la regia di Robert Carsen.
Ritornando all’esclamazione di esultanza e di augurio di cui sopra, come italiano mi sento di aggiungere con orgoglio anche «Viva Verdi e Puccini» considerando che il melodramma è nato proprio nel nostro paese e che il programma ha visto come protagonisti due grandi compositori italiani che, attraverso la loro musica, pur Tramontate [le] stelle, ad ogni alba continuano a vincere in tutto il mondo.