L’altra gioventù

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È ormai risaputo che gioventù e vecchiaia sono legate da un sottile fil rouge tanto i sostantivi vivono un rapporto talmente stretto che l’uno non può esistere senza l’altro. I due soggetti guardano in direzioni diverse, uno al futuro e l’altro al passato come fosse un Giano bifronte, diversamente da Leonardo che, in un disegno, li ritrae uno di fronte all’altro.

L’aspetto anagrafico sembra determinante per stabilire le differenze mentre, da un’attenta riflessione, è solo un tassello di un insieme ove sussistono le sfere affettiva, biologica, psicologica, mentale, ecc. Se poi consideriamo la durata media della vita, in alcuni casi lo iato creatosi tra gioventù e vecchiaia, e in genere tra le generazioni, appare meno evidente. Con tali premesse, non di rado tra queste due categorie possono instaurarsi relazioni significative e non stupisce se, a livello di stati d’animo, ognuno possa identificarsi con l’altro in un continuo rapporto di osmosi.

Ci sono persone, soprattutto in paesi dove si vive bene come in Italia e grazie ad una buona salute psicofisica, sempre più convinte che la vecchiaia inizi dopo gli ottant’anni. Infatti molti attendono la pensione per dedicarsi ai loro interessi come fare viaggi, studiare, frequentare musei, teatri, ecc. Ottimismo a parte, rispetto alla soglia dei 65 anni (inizio della vecchiaia di una volta), sembra che abbiamo guadagnato almeno una decina di anni tanto che, tra i modi di definire la vecchiaia, ancora non ne esiste uno univoco oltre che un modello di invecchiamento.

Ecco che quest’età, intesa come stagione decadente e prossima alla morte, non è più accettata nell’immaginario collettivo come tale e merita sicuramente un ripensamento generale, anche se si considera l’alto numero di giovani che scompaiono prematuramente per vari motivi.

Allora, tralasciando il fatto che tempus fugit, perché non considerare la vecchiaia un’età ove si raggiunge lo stadio della saggezza e concepire gli anziani depositari di sapienza? Per la loro esperienza essi rappresentano per le giovani generazioni degli autentici mentori cui rivolgersi in caso di aiuto.

Tutto sommato queste ultime riflessioni non sono poi tanto lontane da quelle del passato, presenti sia nella saggezza popolare che nella letteratura e che già Cicerone aveva ampiamente chiarito nel De Senectute (Sulla vecchiaia) nel 44 a. C.

Il tema, soprattutto in questo periodo di pandemia, è talmente delicato che ci si interroga come e con chi ricreare quell’equilibrio interrotto tra generazioni diverse. Le molte vite spezzate vedono minate le nostre radici e con la loro dipartita si è creato un vuoto che, nel ciclo della vita, ha bisogno di essere colmato per ricreare il turnover generazionale. Ai giovani ricordo le parole della Bibbia: «Caccia la malinconia dal tuo cuore, allontana dal tuo corpo il dolore, perché la giovinezza e i capelli neri sono un soffio» e invito a sostituire il termine “vecchio” con quello di “persona diversamente giovane”.

Compositore, Direttore d’Orchestra, Flautista e Musicologo. Curioso verso ogni forma di sapere coltiva l’interesse per l’arte, la letteratura e il teatro, collaborando con alcune riviste e testate giornalistiche. Docente presso il Conservatorio di Perugia, membro della SIdM (Società Italiana di Musicologia), socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, dal 2015 ricopre l’incarico di Direttore artistico dell’Audioteca Poggiana dell’Accademia Valdarnese del Poggio (Montevarchi-Arezzo).

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