Quando c’erano i diversi

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Nel 1975 Hans Mayer pubblicò “I diversi” (Auβenseiter), un saggio sugli emarginati di ogni tempo: ebrei, donne e omosessuali. Il saggio fu pubblicato quando i tedeschi erano ancora alle prese con un forte senso di colpa nei confronti dei milioni di “diversi” morti nei campi di sterminio nazisti e l’evidente approccio storiografico di tipo marxista non impedì al testo di assumere un valore catartico. Le diverse storie raccontate da Mayer offrono al lettore di ogni tempo (non solo tedesco e non solo negli anni ’70) una sorta di via d’uscita per la propria coscienza. I personaggi (alcuni realmente esistiti, altri frutto di invenzione letteraria) analizzati da Mayer in realtà sono “diversi” che hanno cambiato il mondo, come Giovanna D’Arco, la vecchia signora di Dürrenmatt e il leggendario Shylock quindi per il lettore è davvero impossibile non considerarli eroi anche se non sono del tutto omologati alla maggioranza; l’approccio alla diversità diventa invece molto più complicato quando i protagonisti, non allineati conducono un’insignificante quotidianità.

I diversi descritti da Mayer sono tutti classificabili in tre grandi categorie e per il lettore è semplice convincersi che non si è mai stati discriminanti con loro. Se oggi si analizza attentamente la società contemporanea però ci si rende conto che i diversi non si possono più classificare così semplicisticamente. Ormai nell’ostinata tendenza all’omologazione che ci contraddistingue ci siamo appiattiti anche nei comportamenti anticonformisti, che di conseguenza non sono più tali. Eppure, quante volte ci sentiamo diversi nella vita di tutti i giorni! I moderni Auβenseiter sono, insieme agli immancabili ebrei, donne e omosessuali, gli spacciatori disperati, i genitori impotenti di fronte ai fallimenti dei figli, gli immigrati extracomunitari nelle nostre città, ma anche gli insegnanti delusi da alunni disinteressati, i politici idealisti fuori contesto, i calciatori senza tatuaggi, i lettori adolescenti in un mondo di ignoranti e un’infinita schiera di disadattati di ogni genere.

Ormai siamo tutti apparentemente uguali e tutti fondamentalmente Auβenseiter! La nostra società ci impone una condizione di continua incertezza e di perenne competizione con l’altro e non sempre riusciamo ad affermare la nostra personalità assumendo allo stesso tempo un ruolo sociale dignitoso; molto spesso sacrifichiamo la nostra “essenza” per costruire una splendida “apparenza”.

Quell’apparenza brillante che manifestiamo sulle piattaforme social, in cui ogni coppia è sorprendentemente perfetta, ogni figlio è sorprendentemente intelligente e tutti si amano alla follia e devono assolutamente farlo sapere al mondo! È inutile, sembra quasi innaturale, innamorarsi, ridere, andare in vacanza, laurearsi, uscire con gli amici, preparare un dolce o rinnovare la casa se poi il mondo non lo sa, se non è evidenziabile sui social! Ogni cosa assume importanza infatti solo nel momento in cui diventa pubblica e, a prescindere da qualunque verità, tutti possono mostrarsi come la società richiede: felici, buoni e moralmente ineccepibili! In una parola, tutti rigorosamente ”uguali”! Ma le cose stanno davvero così!?