Dal Vangelo secondo Matteo (5, 1-12)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Come un nuovo Mosè Gesù sale sul monte. Stavolta niente fulmini e nubi o distanze che lasciano ai piedi del monte un popolo in attesa. Ora è giunto Dio in terra. La sua presenza spazza nuvole e consegna cieli sereni, abbrevia distanze e regala profumi di vicinanze che hanno il sapore dell’Emmanuele, il Dio con noi.
Dall’alto di questa cattedra condivisa Gesù proferisce non più comandi, ordini o leggi, ma segreti di pienezza di vita, di felicità.
Le sue non sono parole di consolazione accompagnate da pacche sulla spalla: “Coraggio, passerà questo momento difficile!”.
Le sue non sono parole che conosceranno la loro realizzazione di là da venire, possibilmente nell’altra vita, quando “non ci sarà più lutto, né pianto ma pace e gioia” (cfr. Ap 21, 3) contemplando il volto di Dio.
La sua è Parola che realizza ciò che annuncia. È Parola che annuncia e realizza la felicità. La sua è Parola che apre sentieri di vita nuova, piena e compiuta. La sua è Parola che riempie cuori di gioia incontenibile.
Nella povertà e nel pianto, nello sforzo di vivere la mitezza e nella lotta pacifica per la giustizia, nell’imparare l’ardua arte del perdonare sempre e tutti e nell’allenare il desiderio a sguardi che rapiscono le profondità dell’anima e del cuore, nella costruzione lenta e paziente di arcobaleni di pace e nelle offese ricevute per garantire i diritti fondamentali dell’uomo e di ogni uomo, nelle persecuzioni a causa del Vangelo… Gesù ci dice che troveremo la felicità.
Questa è la strada della realizzazione piena. È la strada scelta dai santi, uomini e donne come noi che hanno avuto il coraggio di spalancare il cuore alla speranza e come dono e regalo hanno ricevuto da Dio la beatitudine, la gioia, la pace. E ora contemplano il volto di Dio nella gloria del cielo.
A noi, che lottiamo e speriamo, a noi che abbiamo il coraggio di spalancare il cuore a Cristo, l’augurio di tracciare sentieri che dalla terra conducono diritti verso il Cielo.