Dal Vangelo secondo Giovanni (10, 27-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
La Parola che i discepoli ascoltano da parte di Dio è Parola che reca annunci di gioia e di luce. È Parola che da certezza di essere conosciuti, di più ancora, amati da Dio. È Lui che come nessun altro conosce ciascuno, e me in particolare, partendo dall’intimo del cuore, dalle profondità dell’essere.
Davanti ai non sensi del vivere, nelle inquietudini del cuore, nelle ferite di amori non ricevuti, tra le paturnie del continuo mendicare e chiedere amore, giunge la Parola di un Dio che annuncia la bellezza per me: “Sono amato, amata da Dio! Per Lui la mia esistenza è preziosa! Io stesso, io stessa sono preziosa e prezioso ai Suoi occhi! Sono come un prodigio!”.
È l’Amore che irrompe non tanto e soltanto nella storia dell’umanità, ma nella mia storia. Ed è l’Amore di Dio, è l’Amore che è Dio. È l’Amore che mi trasforma in amore. Sì, perché l’Amore chiede solo questo: essere ricambiato con altrettanto amore.
L’Amore chiede amore, è vero, ma solo dopo aver inondato il cuore dell’uomo della cascata d’amore cui è costituito, la Trinità.
L’Amore che da Dio, in Cristo Gesù riceviamo è amore che rende la vita piena ed eterna, rende la vita luogo dove la tenerezza di Dio, come rugiada, si posa e trova casa; rende la vita sicura da ogni pericolo e da ogni male.