Dal Vangelo secondo Giovanni (20, 19-23)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
È proprio vero: i tempi di Dio non sono i nostri tempi, pur essendo Lui entrato nel tempo e nella storia degli uomini. Pentecoste è una festa celebrata già dal popolo d’Israele per ricordare, a cinquanta giorni dalla Pasqua, l’Alleanza rinnovata tra Dio e il popolo scelto. E se nel racconto di Luca la Pentecoste diventa la festa della Nuova ed Eterna Alleanza con il dono dello Spirito che scende su Maria e gli apostoli, l’evangelista Giovanni racconta che Gesù dona il Paraclito, lo Spirito di Verità, lo stesso giorno della Pasqua, nella sera di quel giorno.
Pasqua e Pentecoste, dunque, come un unico giorno, giorno primo ed ultimo. Per il calendario degli uomini: cinquanta giorni. Nel computo di Dio: l’unico giorno. Dio conosce solo il giorno per la nostra salvezza. E da questo momento ogni discepolo è inserito nel tempo stesso di Dio, tempo che non conosce limiti e barriere.
Non è un caso che il Risorto è capace di attraversare le porte del luogo dove si trovavano gli undici. Non opera di magia la sua, ma forza dell’amore che schiude ogni chiusura, abbatte ogni muro di separazione, spalanca all’irrompere della Luce.
L’entrata di Gesù non è un intervento a gamba tesa, non è violare l’intimità delle proprie sicurezze che mascherano fragilità e paura, non è forzare serrature per rubare tesori nascosti come nelle razzie dei ladruncoli.
L’irrompere di Gesù nel luogo dove si trovavano i discepoli è l’Avvento di Dio nella storia dell’umanità; è l’incedere dello Sposo che va a visitare nella stanza più nascosta la sua Sposa; è il passo amorevole di mamma accanto al lettino del suo bimbo che dipana il buio delle paure e dei timori nelle tempeste del vivere. Gesù entra dentro alle chiusure più stringenti e soffocanti, sgancia i blocchi sulle corsie dello start per liberare le corse della vita. La Sua presenza scioglie nodi che trattengono, allontana le paure, dona gioia profonda.
«Pace a voi!». Ed inizia il Tempo della Gioia. «Pace a voi!». Primo dono del Risorto ai suoi amici ed è dono ripetuto perché di Pace hanno bisogno. E la Pace incontrano, non in uno slogan da urlare, non in un motto da ideologizzare, ma in un volto, in un nome: Cristo Gesù. È Lui la vera Pace.
«Pace a voi!». Ed inizia il Tempo delle porte spalancate sul mondo. È il Tempo dei cuori aperti verso l’altro. Sì, perché se Gesù entra dentro le chiusure dell’uomo è per liberarlo e condurlo fuori: «Io mando voi». Gesù entra per lasciarci uscire. Ed è nell’incontro con l’altro la nostra uscita. È nella relazione che l’uomo realizza pienamente se stesso.
«Ricevete lo Spirito Santo». E torna la luce nel buio. E ci scopriamo ricchi di amore ricevuto che ci restituisce la dignità di figli amati.
«Ricevete lo Spirito Santo». E le lacrime del vivere sono asciugate da abbracci di presenze consolanti. E siamo liberati dalle ansie. E ci ritroviamo tranquilli e sereni come un bimbo in braccio a sua madre (Sal 131, 2).
«Ricevete lo Spirito Santo». Ed è restituita la forza nella debolezza. E ritroviamo il coraggio di vivere appieno la vita.
«Ricevete lo Spirito Santo». E torna a risplendere la bellezza. E torniamo ad assaporare il gusto dei giorni nuovi, del battito dei cuori intrisi di amore da sprigionare, della brezza leggera che soffia lungo nuovi itinerari diretti agli orizzonti di nuove albe.
«Ricevete lo Spirito Santo». E ci è regalata la Gioia.