Si è conclusa la diciottesima edizione della Festa del Cinema del Reale, “festa di parole, ideata, organizzata e co-prodotta da Officina Visioni, Big Sur e Cinema del reale, iniziativa della Regione Puglia – Assessorato Cultura e Turismo prodotta da Apulia Film Commission nell’ambito dell’intervento Apulia Cinefestival Network”.
Quella del Cinema del Reale, assieme a tante altre iniziative che coinvolgono la terra del Salento, è una festa che abbraccia i corpi e cattura le anime; e lo fa con l’arte – che non è solo un prodotto – ma anche e soprattutto visioni, immagini, ricordi, magia.
È il pendolo che oscilla tra realtà e irrealtà e fa palpitare il cuore davanti a uno schermo, a una fotografia novecentesca, a uno scatto sardo, pugliese, salentino, a un’opera erotica, a un corpo che parla: un insieme di elementi che arricchiscono l’uomo di città e lo riportano a uno stadio gaio, popolaresco, vivace, a metà tra la realtà e la finzione; riprodotto questo in moltissime opere rappresentate alla Festa e rintracciabili in “Margot” e “Clopinette” di Leonardo di Costanzo, presente ad uno numerosi talk organizzati presso il Castello Volante, e noto per aver inoltre vinto nel 2013 il David di Donatello come miglior regista esordiente per il film L’intervallo; accompagnato, Leonardo Di Costanzo, da un’altra grande protagonista del cinema documentario: Claire Simon, autrice pluripremiata nel corso della sua carriera artistica, che ha presentato alla Festa ben tre delle sue opere cinematografiche: Histoire de Marie, Récréation e Le bois dont les rêves sont faits.
La Festa del Cinema del reale e dell’irreale è stato questo e molto più: ha mosso grandi masse di spettatori nei cui cuori da tempo ribolliva il desiderio di assaporare la dolce pace dell’arte in un’amalgama di sentimenti ancestrali.
Il CdR presso il Castello Volante, a Corigliano d’Otranto, ha celebrato infatti il cinema documentario, e allo stesso tempo ha dato ai turisti l’opportunità di dedicarsi ad altri molteplici temi quali l’identità di genere, la cultura queer, la tradizione, la cura, la danza, la parola intesa come confronto, crescita, novità.
Una novità che si è accompagnata alla celebrazione della memoria di un’artista in particolare: Cecilia Mangini, pioniera del documentario italiano che ha vantato diverse collaborazioni con Pier Paolo Pasolini, e regista di mediometraggi e lungometraggi politici e sociali incentrati sulle condizioni delle periferie cittadine, sul boom economico e con uno sguardo sempre attento e rivolto al mezzogiorno. Fu la prima donna a cimentarsi nel genere del documentario, quello celebrato da questa grande festa e che questa donna rivoluzionaria definiva “il modo più libero di fare cinema come lo sguardo che cattura la verità perché “acchiappa ciò che è unico” e disappanna gli sguardi e le menti, ma anche “la placenta del cinema vero, la riserva del talento, dell’immaginazione, della fantasia, della tecnica: di tutto quello che fa il cinema”.”