Rinnegato, solo, abbandonato. Il povero Joker in uno stato di profonda malattia mentale che provoca solo morte.
Presentazione di un personaggio che ha attirato l’attenzione dei più grandi esperti cinematografici per l’interpretazione di questo nuovo successo. Un successo sì, ancor prima di raggiungere le sale cinematografiche con un primo posto d’oro alla 74^ mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Follia, rabbia, squilibrio i sentimenti prevalenti nel mondo del protagonista. Emozioni più che negative nate dai traumi che i bambini in infanzia spesso subiscono nei contesti più degradati.
Il regista, Todd Philips sembra voler denunciare tutto ciò, e il tentativo riesce più che bene. Non a caso i risultati d’incassi registrati lo testimoniano, con più di 1,074 miliardi. Tratta l’emarginazione, la solitudine di coloro che un posto definitivo nel mondo non riescono a trovarlo, l’abbandono a cui sono destinati dopo traumi come quello che Arthur Fleck nonché Joaquin Phoenix rappresenta. Il taglio di quelle strutture d’aiuto per instabili mentalmente, l’ingiustizia in cui il più delle volte i bambini sono costretti a vivere e poi, tutte le conseguenze che si verificano, sono l’esplosione di sentimenti come quelli di Arthur: omicidi e disordine. Perché questo è presente nella nostra società: disordine, criminalità, ingiustizia. E questa pellicola raffigura tali fenomeni in un ciclo di vicende intente a sottolineare il male che provoca. Un male provocato da ignoranza, poca sensibilità e poco interesse da parte di chi possiede il vero potere.
Il Joker per questo sorride e felice vive ora nel suo incubo.