I celebri versi pucciniani tratti dall’aria per soprano (Tosca, Atto II) ci introducono nel mondo costellato di innumerevoli successi, ma anche di grande umanità, di Renata Tebaldi (Pesaro, 1 febbraio 1922 – Città di San Marino, 19 dicembre 2004). RAI 5 ha trasmesso il 26 maggio scorso, in prima serata, un interessante omaggio al grande soprano alternando filmati d’epoca a interventi e testimonianze di illustri personalità del mondo musicale e della cultura: Marta Boneschi, giornalista e saggista; Giovanna Colombo, presidente Fondazione e Museo Renata Tebaldi; Mauro Berruto, scrittore e ct Nazionale maschile pallavolo (2010-2015); Angelo Nicastro, direttore artistico della Fondazione Renata Tebaldi e del Concorso Internazionale di Canto Renata Tebaldi; Stefano Vizioli, regista teatrale; Piero Mioli, storico della musica; Carlo Fontana, già Sovrintendente Teatro alla Scala (1990-2005), oltre ai giovani cantanti Federica Lombardi e Marco Ciaponi.
Dopo gli studi al Conservatorio di Parma con Italo Brancucci ed Ettore Campogalliani Renata si trasferisce a Pesaro frequentando la classe del soprano Carmen Melis (1942-43).
Oggi il Conservatorio marchigiano ha intitolato un’Aula alla memoria della “Voce d’angelo”, secondo la celebre definizione di Arturo Toscanini.
L’esistenza di questa primadonna della lirica è stata dedicata quasi esclusivamente alla musica, più in particolare al teatro d’opera. Dal debutto (23 maggio 1944 nel personaggio di Elena nel Mefistofele di Boito) al Teatro Sociale di Rovigo la sua carriera è stata costellata di innumerevoli successi con il pubblico che la osanna.
Tra le tappe più significative ricordo la sua partecipazione per la riapertura del Teatro alla Scala (11 maggio 1946) con Arturo Toscanini che prevede alla giovane cantante una luminosa carriera. Seguiranno molti concerti in teatri italiani: Parma, Catania, ancora alla Scala, all’Arena di Verona, all’Opera di Roma, al San Carlo di Napoli, al Maggio Fiorentino di Firenze ma anche in alcune capitali europee come Barcellona, Vienna, Parigi e Londra, spingendosi anche in Messico, Brasile, Giappone e Argentina.
Nel 1950 debutta alla War Memorial Opera House di San Francisco (1950) con Aida e successivamente, dal 1955 al ’73, a causa di alcune incomprensioni con il teatro scaligero, si trasferisce in America, debuttando al Metropolitan di New York (1955) con Otello. Sono anni in cui non mancano le italiche faziosità e, come accaduto più volte come, per esempio, tra Verdi e Wagner, Coppi e Bartali, ecc., scoppia il caso Tebaldi-Callas ove si evidenzia una certa rivalità tra le due dive.
Tutto si risolve in un lieto fine in quanto Maria Callas, a seguito della partecipazione della Tebaldi in Adriana Lecouvreur al Metropolitan (16-IX-1968), si complimenta con la collega.
La Tebaldi, per la sua natura vocale che le garantiva omogeneità tra i vari registri, una pregevole estensione, potenza, duttilità, fluidità, messe di voce, pianissimi, chiari fraseggi e soprattutto una grande musicalità, poteva interpretare i ruoli più diversi, spaziando dal Barocco al Verismo.
Solo per offrire una panoramica delle opere in cui ha cantato ricordiamo il Giulio Cesare di Haendel, Le nozze di Figaro di Mozart, L’assedio di Corinto e il Guglielmo Tell di Rossini. Di Verdi oltre al già citato Otello e Aida, segnaliamo Giovanna D’Arco, Il trovatore, Traviata, ma anche la Messa di Requiem e altre opere, fino al Falstaff.
Inoltre, non possiamo dimenticare i vari ruoli pucciniani: Bohème, Tosca, La Fanciulla del West, Gianni Schicchi, Turandot, ma anche L’Amico Fritz di Mascagni fino ad interpretare Wagner.
Tra i tanti direttori con i quali collabora ricordiamo Gavazzeni, Toscanini, Serafin, Böhm, Guarnieri, De Sabata, Giulini, Mitropoulos, Bernstein, Solti e altri; diretta da Bartoletti nel 1970, insieme a Pavarotti, partecipa all’incisione per la DECCA di un Ballo in maschera, mentre per ragioni anagrafiche Muti avrà un rapporto di stima e di amicizia ma non potrà dirigerla.
Renata Tebaldi ha vissuto lontana dalla mondanità, non lasciando trapelare molto della sua vita privata. Tuttavia è noto che intorno agli inizi degli Anni ’60 ha una relazione sentimentale con il direttore d’orchestra Arturo Basile (scomparso poi per un incidente a 54 anni) preceduta da un’altra liaison piuttosto tormentata con il basso Nicola Rossi-Lemeni. Lei stessa, parlando dei suoi amori, dirà: «Avrei voluto sposare il mio primo amore, un ragazzo buono che sognava la famiglia». In realtà, avendo “sposato” la musica e conducendo una vita errante nel mondo, non convolerà mai a nozze rimanendo, per i ruoli che ha interpretato, una donna che ha saputo rappresentare il mondo femminile. Infatti la Tebaldi, interpretando Aida (schiava etiope) è una donna innamorata del prode guerriero Radames, come Giovanna d’Arco pian piano ricambia l’amore per Carlo, quando interpreta Mimì ama il giovane poeta Rodolfo, ecc.
Concludo con la consapevolezza di quanto le trame e le vicende che la Tebaldi ha dovuto vivere nel teatro musicale in qualche modo abbiano attraversato la sua vita rendendola una donna di un’umanità che ancora sopravvive nei tanti personaggi da lei interpretati.
Copyright © È vietata la riproduzione anche parziale