“L’amore è il motore della mia vita” – Nostra intervista ad Al Bano.

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Nel giorno del Solstizio d’Estate incontriamo il celebre artista Al Bano, al secolo Albano Carrisi, nel suo piccolo angolo di paradiso, a Cellino San Marco (Br). Sorridente e accogliente, ci apre le porte della sua casa con la galanteria di un uomo d’altri tempi. Parliamo della sua partecipazione, lo scorso 10 giugno, al concerto organizzato dal gruppo di volontarie “Evasione corale” nella Casa Circondariale di Lecce, e ci racconta che per lui non si è trattato di un episodio isolato. Infatti, la prima volta è stata nel 1967, invitato da padre Mario Ferretti per cantare ai detenuti del carcere di Voghera, il giorno di Natale. Al Bano ricorda di aver cantato “Nel sole” ma con una forte tristezza nell’anima, pur nella consapevolezza di aver regalato un breve momento di spensieratezza e umanità e di averne conservato una memoria di intensa e ricca malinconia. Ancora, nel carcere di Toronto, per i detenuti italiani che ne avevano fatto espressa richiesta. Poi, a Trani, e a Rebibbia a Roma, dove la rivista Bibenda e Franco Maria Ricci avevano avuto l’idea di organizzare dei corsi di Sommelier e approfondimenti sul vino, consentendo alle ragazze che si erano qualificate bene, di accedere a quel corso e, nello spazio di otto mesi, diventare sommelier con una qualifica professionale che avrebbe dato loro una prospettiva lavorativa, una volta uscite dal carcere.

Cosa avrebbe fatto Albano se non avesse fatto il cantante?

Avrei cercato di fare il cantante, in ogni caso. Quindi, non ho mai avuto dubbi, già da piccolissimo. Certamente, allora, non potevo immaginare che attraverso il canto sarei diventato un uomo famoso, pensavo solo che “mi piaceva”. Il canto era il mio “tappeto volante”, ciò che mi consentiva di evadere da quello che consideravo una specie di prigione. Perché, da ragazzino, era come se in questo luogo, la Puglia, io vedessi tante sbarre inesistenti che però improvvisamente, quando cantavo, sparivano. Cantare mi sollevava da quel suolo, da quella Madre Terra che fortunatamente, ancora oggi, continua ad accoglierci dentro il suo cuore.

Quanto è importante l’amore nel senso però più alto e più ampio del termine e quanto ha condizionato la sua vita?

Io penso che questo dono speciale chiamato “Amore” sia il motore della vita, immaginiamo una Ferrari bella da vedere ma senza il motore… addio Formula Uno. L’amore è quel dono speciale che ti offre Dio, che inorgoglisce, emoziona e scaraventa nei luoghi più impensati. Che regala anche sogni, quelli legati all’amore che a volte, sono anche più belli della realtà stessa.

Lei ha cantato in tutti i luoghi del mondo, ma qual è il posto che le è rimasto nel cuore e perché?

Il luogo che mi rimane più nel cuore è sempre questo, Cellino San Marco, dove sono nato. Qui è dove capisco che c’è quella parola magica chiamata “radice”, che ancora oggi mi irradia energia.

Nel corso della sua vita e carriera ha avuto la possibilità di conoscere molte persone carismatiche e importanti, quali tra loro le ha lasciato davvero un segno?

Tante le persone che per me sono state dei “Pioli invisibili” di quella scala, che poi non sai dove ti porta, ma che comprendi essere quella famosa scala della vita, durante la quale ho incontrato davvero moltissime persone. Tra i tanti incontri, non potrò mai dimenticare quello con don Luigi Verzè, perché mi ha aperto un mondo, per il suo amore verso gli ammalati. Per lui l’Ospedale non doveva rappresentare o apparire come l’anticamera della morte, ma essere un luogo di accoglienza, cura e rinascita. Ricordo che mi fece visitare tutto ciò che aveva creato; era un uomo carismatico e generoso.

C’è un desiderio che vorrebbe ancora realizzare per sé?

Penso che i desideri non vadano rivelati, ma custoditi fino alla loro realizzazione. Il desiderio è un sogno, un pensiero, da tenere segreto nella sua placenta, per poi… “tac” farlo nascere. Dopo gli si potrà dare nome e cognome.

Qual è la canzone, tra le tantissime che lei stesso ha creato, che canta sempre con piacere?

Ad un padre non gli si può chiedere quale sia “il figlio prediletto”. Tutte le canzoni sono frutto di desideri, azioni e di quelle tante molecole che unite formano qualcosa di importante. Ogni canzone ha una sua storia, è una pagina di un libro che si continua a scrivere.

Se potesse tornare indietro, cosa proprio non rifarebbe o al contrario, continuerebbe a fare?

Penso che anche gli errori facciano parte dell’esistenza, sono quelle cose che ci permettono di capire ciò che non deve essere più fatto. Gli errori, a volte, non siamo noi a crearli, arrivano e basta e quando accade bisogna semplicemente trovare la strada per risolverli e possibilmente annullarli.

Dall’alto della sua acclarata esperienza umana e professionale cosa consiglierebbe a chi desidera intraprendere la carriera di cantante?

Non ho particolari consigli da indicare al riguardo, perché la risposta va ricercata dentro di sé. Chi ha davvero questa grande passione, prima o poi, riesce a trovare la propria strada.