Visti da vicino – Con le foto di Marcello Nitti alla riscoperta della Gothic Music

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Si è conclusa domenica 11 agosto 2024, a Martina Franca (Ta) “Impressionism love” Immaginazione reale del mondo analogico fotografico, la mostra del fotografo Marcello Nitti, che per l’occasione ha voluto che le sue opere fossero ammirate all’esterno, con la luce naturale in Vico IV Agelilao Milano,7.

L’intervista che vi proponiamo evidenzia un’altra grande passione del poliedrico artista Marcello Nitti, fine conoscitore della Gothic Music. Con lui, visto il grande successo che ancora questo genere riscuote (pensiamo ad esempio, ai CCCP Fedeli alla linea a Melpignano-Le) abbiamo provato a fare un excursus storico e comprendere il perché ora, più di allora, la gothic music possa definirsi davvero transgenerazionale.

Quanto il “mal de vivre”, drammaticamente rappresentato tanto nella musica, quanto nei testi dei Joy Division (a cui si riconosce essere gli artefici del genere dark) ha influenzato le band del genere rock Gotico, nate negli anni successivi il loro scioglimento?

La breve vita dei JD ha delineato un territorio evocativo ed esistenziale nei giovani di quella generazione, dando quel coraggio e volontà nell’esprimere in musica e testi tutto il proprio disagio oltre a metter fuori quell’energia ormai non più controllabile. È singolare che alcuni gruppi appena formatisi nel 1980/81 avessero già dichiarato che i JD fossero un loro punto di riferimento. Ad ogni modo in quel periodo si venne a creare una strana confusione ideologica dovuta al fatto che ciò che accadeva non era ancora codificabile. Per molti era solo il post-punk, da dove sarebbe ripartito il tutto. Ciò che mi colpì all’epoca fu la prima cover di She’s lost control realizzata da Grace Jones che non appagata rielaborò Nightclubbing di POP/BOWIE del 1977 e Warm Leatherette dei The Normal. Questo mi fece capire che nulla si sarebbe salvato da manipolazioni commerciali e che in qualche modo le prime influenze del dopo JD furono covers per scalare le classifiche. In effetti il genere Dark/Goth aveva anche radici estetiche che includevano attenzione verso i colori scuri e le cupe malinconie. Da lì in poi con il nascere di moltissime band si venne a creare un caleidoscopio di mondi simili che confermava le originalità di tutti quei gruppi.

Secondo lei questo fenomeno può essere stato originato dall’esigenza di rispondere al vuoto generato dalla scomparsa di Ian Curtis e che la costituzione dei New Order non è riuscita a colmare?

Penso di no. Nei paesi nordici l’interesse all’oscuro, al mistero, era già influente e credo che dalla scomparsa romantica e drammatica di Ian Curtis sia venuto fuori il coraggio di potersi esprimere avendo amato e rispettato la figura del leader dei JD. In poche parole, si era creato uno spazio che fu intuito tra i più talentuosi e che per almeno una decade diede luogo alla creazione di pagine indelebili per il Dark e il Goth.

A questo punto si può definire il rock gotico come un’evoluzione della musica dark?

A mio parere sono complementari e nella letteratura le sfaccettature sono tantissime e piene di originalissime varianti.

A differenza del punk, che esprimeva nel rifiuto delle linee melodiche, la ribellione della gioventù proletaria al consumismo e al rampantismo conservatore dell’epoca, i primi gruppi definiti goth, (che hanno ispirato molti altri musicisti della scena inglese degli inizi degli anni Ottanta), evocavano atmosfere decadenti ed esprimevano un mood, uno stato d’animo nichilista, sia nelle liriche che nelle musiche. Che lettura ne dà rispetto alla situazione economica e sociale inglese degli inizi degli anni Ottanta, in pieno periodo thatcheriano?

Nelle generazioni dell’epoca si avvertiva che i germogli erano in crescita. Quel tempo diede energia e volontà e non fu difficile vedere finalmente all’opera tanti giovani che avevano da metter fuori le loro frustrazioni nelle liriche e nelle loro composizioni musicali. A mio parere fu sempre il rock a contenere nel proprio grembo le delusioni e le ingiustizie che si attraversavano e quelle band che erano dichiaratamente attente politicamente, erano molto riconoscibili anche per il loro genere musicale. Non dimentichiamo i The Clash con il loro Rock contaminato dal Reggae e dai loro testi impegnati nel sociale e nella politica o Ian Dury con i suoi Blockheads, persino antecedenti ai JD.

Qual è il gruppo inglese che secondo lei rappresenta maggiormente questo filone musicale e sociale e perché?

Qui subentra una scelta più di gusto che di vera attenzione all’intero panorama dell’epoca. Dal punto di vista estetico sicuramente Robert Smith dei The Cure e Siouxsie Sioux dei Siouxsie and the Banshees sono i più famosi come anche le loro band. Ma i più grandi di quell’atmosfera sono stati a mio parere i Bauhaus.

Quali sono state le maggiori influenze letterarie e poetiche nei testi dei gruppi più rappresentativi del rock gotico inglese della fine degli anni Settanta e inizi degli anni Ottanta?

Questa domanda mi riporta ancora a Ian Curtis che a mio modesto parere era già un esempio da seguire da quelli che ponevano la figura dell’uomo in notevole sofferenza per il malessere esistenziale dovuto a relazioni fallite o ad aspettative non corrisposte. Ecco l’uomo che si piega su stesso e che non vede la luce della giusta direzione. Per quanto riguarda un nome che ho assimilato negli ultimi trent’ anni è la scrittrice del dark e del gotico Anne Rice. Penso che abbia influenzato molti artisti oltre ai più famosi ed indiscussi esponenti del romanticismo gotico Charles Baudelaire e Arthur Rimbaud. Peter Murphy apprezzava Antonin Artaud.

A quali gruppi degli anni Settanta inglesi e americani (antecedenti al Punk) hanno principalmente attinto i gruppi Goth per quanto concerne le sonorità, gli arrangiamenti di chitarra o l’uso dei sintetizzatori e i giri di basso?

Da quello che trapelava negli anni Ottanta, attraverso interviste e concerti dal vivo si poteva in qualche modo capire quali fossero le influenze derivanti dal sound delle band, che i nostri eroi del goth ascoltavano in adolescenza. La scena elettronica tedesca con a capo i Kraftwerk e i Neu erano nominati spesso fra i più influenti a causa dell’utilizzo dell’elettronica. Anche i Can erano dei capostipiti della scena elettronica e di ritmo minimale, dei grandi precursori. Sicuramente le sonorità della scena tedesca sono in credito sin dalla nascita della new wave, i Velvet Underground ad esempio hanno influenzato moltissime band, fra cui i Japan di David Sylvian e la cover di All tomorrow’s parties. Per quanto mi riguarda ci fu più originalità in quegli anni che nel ripetere vecchi sound di altri gruppi. Ovvio che la scena poteva includere anche certe affinità con il sound dei gruppi anni Settanta, ma l’ondata fu così lunga e altamente originale che ancora oggi si pensa al periodo come un punto di rottura e di grande esplosione creativa.

Siouxsie Sioux è probabilmente la prima e più famosa cantante di questo genere musicale, ha influenzato artisti e gruppi famosi quali PJ Harvey, Gossip, Garbage, Jesus and Mary Chain, U2 ecc. Ma secondo lei i gruppi nati negli ultimi anni che reinterpretano la musica dark e gotica mantengono ancora la stessa visione oppure ne hanno estrapolato esclusivamente il lato estetico?

Quello che è successo nel periodo fine’ 70 inizio’80 è irripetibile. Detto questo tutto può influenzare e far sì che una band possa avere uno spazio nel panorama mondiale. In fondo l’esempio di Paul Weller e dei suoi The Jam pur amando il periodo Mod, poté solo fare delle bellissime canzoni ma non andò più in là di quanto fecero The Who e compagni decenni prima. I cicli si ripetono perché le influenze sono ammalianti. Tutti noi abbiamo dei punti di riferimento ai quali i nostri gusti appartengono. Quindi, possiamo dire che la qualità può risaltare a dispetto dell’estetica ma non in abbondanza come nel momento dell’origine.

Una piccola curiosità: i Bauhaus con “Bela Lugosi’s dead” sono stati inseriti dal regista Tony Scott nel film “Miriam si sveglia a mezzanotte” del 1983. Le vengono in mente altri brani di rock gotico che sono diventati altrettanto famosi a livello internazionale attraverso il cinema o altro?

Posso dire che molti brani provenienti dalla New Wave sono stati inseriti in contesti cinematografici o addirittura molte musiche sono state create per delle colonne sonore di film importanti. Brani dei The Cure, Talking heads, Blur, Sleepers, Cocteau Twins, Moby, David Sylvian e altri ancora sono risultati vincenti in diverse atmosfere della settima arte. In fondo il cinema ha sempre musicato i suoi film sin dall’avvento del sonoro e canzoni di grande successo e qualità nate da film sono tantissime. Quelle che amo del periodo new wave sono quelle del film Trainspotting e in special modo Atmosphere dei JD e Born slippy degli Underworld.

Il rock gotico si è sviluppato anche in altri Paesi. Negli Stati Uniti con i Christian Death, in Irlanda con i Virgin Prunes. Anche in Germania vi sono alcuni gruppi ancora all’attivo, assimilabili a questo genere musicale, come gli Eisturzenden Neubauten o gli Xmall Deutchland, (lo stesso Andrew Eldritch, cantante dei Sisters of Mercy, vi ci abita da molti anni). Come è stato recepito questo genere dalla scena musicale italiana, potrebbe annoverare qualche gruppo rappresentativo?

In Italia fu recepita positivamente e diversi gruppi italiani sorsero da quell’ondata. Ne ricordo uno in particolare della Puglia che erano molto propositivi e aderenti al fenomeno. Il loro nome era Lilith. I Litfiba è il gruppo invece che ha infiammato le platee del Bel Paese. A mio parere una band come poteva essere in Inghilterra non c’è mai stata in Italia. Abbiamo avuto i Diaframma e i Neon di grande qualità che attraversavano con sonorità “cold” e oscure gli anfratti dell’umana esistenza. Ancora oggi Federico Fiumani dei Diaframma mette in scena la sua origine new wave con semplicità e passione.

Marcello Nitti, è nato a Taranto. È un fotografo professionista. Ha documentato con passione e dedizione trent’anni di musica in immagini, affiancando questa sua attività fotografica a una miriade di altre iniziative, giornalistiche, radiofoniche e di promozione sociale. Promoter tra i più conosciuti ed apprezzati dell’area jonica sin dai primi anni Ottanta, ha organizzato concerti dal vivo ed importanti eventi musicali. La fotografia di Marcello Nitti è il risultato di uno studio estremamente tecnico che trova la sua fonte nella sperimentazione delle possibilità e dei limiti della macchina fotografica. Nel 2007 con Giuseppe Basile costituisce l’Associazione Culturale no-profit “Geophonie”. Con G. Basile è coautore dei volumi documentaristici “80, New Sound, New Wave. Vita, musica ed eventi nella Provincia italiana degli anni’80” (Geophonìe,2007), e “Adrian Borland & The Sound. Meaning Of A Distant Victory” (Geophonìe 2016). 

Laurea Triennale DAMS è attualmente iscritta alla magistrale di Storia dell’Arte. Socia fondatrice di "Palchetti Laterali", svolge attività di divulgazione teatrale e di tutoraggio per studenti con disabilità psicomotoria e sensoriale. In possesso del diploma di 1° Livello in LIS è anche esperta in Audiodescrizione

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