Sul piano artistico ed esistenziale, una parabola degna del miglior personaggio del mondo della pittura degli ultimi duecento anni quella di Gianna Stomeo. Dai fasti delle migliori gallerie d’Europa, all’organizzazione di due Biennali d’Arte Contemporanea a Lecce, alla gestione di Salentosilente – collettive di pittura itineranti per i castelli del Salento – alla conduzione di una galleria – la Galleria Stomeo, per l’appunto – che ha visto transitare numerosi artisti locali e nazionali di grande rilievo… da tutto questo a coltivare la vigna.
Gianna è sicuramente uno dei maggiori attori che ha caratterizzato e segnato negli ultimi quindici anni il mondo dell’arte della nostra provincia e che ha conferito a questo novità, dinamicità, slancio verso la maturazione sociale ed artistica di molti pittori e scultori della nostra terra. Ma da un paio d’anni a questa parte “s’è chiamata fuori”… fuori dal giro.
Oggi, coltiva la terra e dipinge. Gianna coltiva la terra perché questa, nelle sue parole, non tradisce e dipinge per ritrovare se stessa, per ritrovare quel sole, quel chiarore, quel fulgore protagonisti di molti dei suoi quadri.
Al riguardo, la pittura di Gianna Stomeo si caratterizza per essere poco decisa, sfumata, delicata, femminea in definitiva. Non incide sulla tela, ma non perché non lo sappia fare, ma forse perché il suo animo in fondo vive di dubbi, di incertezze in una consapevolezza che la verità è indefinibile, imprendibile, non concettualizzabile pittoricamente. Certamente, Gianna col suo pennello è capace di opere più decise, definite, lucide, tuttavia lei ama le sfumature, le luci soffuse, i contorni che si dissolvono gli uni negli altri. E ciò perché, lei sa di non sapere.
E Gianna dipinge per sé, senza una politica, senza una netta determinazione di voler comunicare qualcosa. Ed in effetti non si riconosce in nessuna corrente pittorica: di ciò non se ne cura in maniera pacifica, tranquilla, senza farsene molti problemi. Non sente l’appartenenza, forse perché è la signora della solitudine e del silenzio.
Gianna, nel silenzio e nella solitudine, dialoga appunto con la tela in una sorta di preghiera silenziosa dove, forse, aspetta che quel sole, il suo, si palesi totale nel suo cuore e illumini in pienezza la sua esistenza. E Gianna con la sua pacatezza sa attendere il momento taumaturgico.
Anche con lei un caffè lungo. Questa volta però nella Casa di Lorenzo, nel centro storico di Martano. Sì, nell’abitazione originaria – dei suoi nonni, dei suoi genitori e della sua infanzia – allestita a galleria ospitante solo la sua produzione.
Non la frequentavo da tempo – credo dal 2012 – e l’ho ritrovata come un vulcano spento: maestoso, mesto e placido. Lei, Gianna, però, conserva ancora tutta la sua forza, e traspare dai suoi occhi lampeggianti e scurissimi, bistrati come al solito. E tuttavia si percepisce che nel suo animo cova magma incandescente prossimo ad una nuova eruzione. Eh sì, perché Gianna è anche donna d’azione, è donna agile e pragmatica con slanci ideativi importanti, che sbalordiscono e fanno tremare le gambe anche ai più creativi, ai più folli.
Gianna è tutto questo, ma ora è donna delle vigne, donna che cura i tralci. In estrema sintesi è la pittrice della quiete e del silenzio che come le onde del mare propone onde artistiche a volte alte e tumultuose, a volte benigne, che consolano il mondo lento e a tratti noioso del nostro Salento. E forse siamo in molti ad attendere il suo ritorno sulla scena, perché lei è capace di grandi cose, di aggregare moltitudini all’insegna dell’arte e del cuore.