A 75 anni ha ancora molto da fare, molto da dire, molto da scrivere, tantissimo da pubblicare. La sua vita è ancora un work in progress di cui non si intravede una fine. Se questa è la via del tramonto di Ilderosa Laudisa, lascio immaginare sin d’ora cosa siano state la sua giovinezza e la sua maturità. È difficile – come è facile intuire – perimetrare in poche battute il suo carattere, la sua cultura, il suo vissuto, i suoi interessi. Tuttavia viene in mente una microdefinizione per Ilderosa, che forse dà l’idea di cosa possa essere stata e di cosa sia oggi, per noi amici, per la cultura leccese e salentina, per il mondo dell’arte italiano: “La passionaria!” Tutta la sua vita, sin dalle scuole superiori, è stata passione per l’arte, la scultura, la fotografia e le arti visive in genere, toccando solo le arterie principali del suo sistema intellettivo ed ideologico.
Anche con lei un caffè a casa sua, per capirne le atmosfere, gli indizi significativi del suo essere, i perché della sua vita. Mi accomodo nel soggiorno su di un bel divano color giallo ocra e davanti a me un tavolino basso in legno con su poggiate delle vecchie riviste. Ma quali? Ma quelle di GRAMMA: un pezzo della storia della poesia visiva in Italia degli anni ’70 del secolo scorso.
Ilderosa, figlia del noto Fioravante Laudisa, è stata un’attrice culturale di primissimo piano non solo a Lecce e nel Salento, ma anche in ambito nazionale ed internazionale a partire dagli anni ’70. Fa parte delle principali avanguardie, con importanti relazioni e risultati. E non appena quarantenne – cioè nei primissimi anni ’80 – raggiunge posizioni di rilievo significativo a tal punto che è voluta alla direzione del Carlo V a Lecce, snodo culturale e artistico decisivo per la società del capoluogo salentino e della provincia. Ciononostante Ilderosa ha tutte le caratteristiche della Giovanna D’Arco della cultura e dunque con un seguito di detrattori importante. Ma lei non se ne cura e va avanti: la sua preparazione, il suo fervore, la sua intelligenza, i suoi studi e le sue ricerche aprono le porte più difficili, azzittiscono anche gli avversari più audaci.
Lei, poi, bellissima è da molti ambita, ma ciò non la disorienta minimamente talché le sue passioni, i suoi interessi vengono portati avanti con un incedere regolare, al quale si somma il fatto che è madre di tre figli.
Giovanissima è di ruolo al Palmieri di Lecce; decine le sue pubblicazioni tra saggi, interventi e recensioni a cui si sovrappone una vita pubblica intensa e vivace, a tratti serrata, dove il tutto si svolge non solo nella sua amata Lecce, ma anche fuori, dove è molto conosciuta. Tra le sue mille sfaccettature, i suoi mille interessi Ilderosa -ma con lei concordo anch’io- ama definirsi oggi una storica dell’arte, sicuramente tra le più autorevoli del nostro Salento. Ed in effetti, tutto di lei parla al passato, è declinato al passato. Il suo interesse per il passato, sia sotto il profilo cronachistico sia più meramente storico-ideologico attualmente è enorme. Adora, col suo intelletto, immergersi ancora oggi nei fatti dei tempi che furono, che sono e sono stati gran parte del suo presente. Parlare con lei è aprire una finestra sul passato, che si riesce a toccare con mano nelle sue mille sfaccettature, nelle più variegate sfumature
Ma perché Ilederosa è così? Quali sono i suoi valori? Critica gran parte della cultura ed anche dell’arte moderna perché è per lei mercificazione, scambio di mercato, e ciò parrebbe porla fuori da nostro contesto utilitaristico, consumistico, delle apparenze. Eppure, a mio avviso, lei si pone nel nostro prossimo futuro, in quello che tornerà a mettere al centro dell’agire, e dunque anche dell’arte, l’uomo, i suoi valori, le sue gioie, le sue sofferenze, le sue aspettative in termini esistenziali. E in questo contesto troveremo Ilderosa, per la quale l’arte è comunicazione dell’uomo per l’uomo in una prospettiva autocentrata e non invece di dipendenza ed insufficienza in cui egli vive.