Un ottimo ragionatore assieme ad una visione sentimentale della vita: questo è Massimiliano Cassone, che, quest’estate, ho conosciuto per la prima volta a Frigole, marina di Lecce, mentre presentava il noto e riconosciuto volume di Valentina Perrone. Da allora, da lontano, l’ho seguito nelle sue performances letterarie, giornalistiche e mondane. Mi è totalmente oscura la sua dimensione di giornalista sportivo, forse la più amata dal suo pubblico.
Eh sì, Massimiliano Cassone è molto conosciuto in televisione: insiste nella famosa trasmissione Piazza Giollorossa su Telerama, dove spicca per le sue abilità razionali e oratorie. Sul piccolo schermo è presente da tempi immemorabili, avendo partecipato in diverse trasmissioni per le più disparate TV locali.
Nel 2010 ha aperto una nuova strada comunicativa col suo pubblico, legata alla narrativa. Da allora ha pubblicato tre racconti, tutti di successo, di cui l’ultimo sta avendo un eccellete riscontro non solo nelle librerie leccesi, ma anche in termini mondani, attraverso numerosissime presentazioni, in tutta la provincia di Lecce, con buone puntate nelle province di Brindisi e di Taranto. Alludo, ovviamente, a “Quattro Sbarre nell’anima”, edito da Antonio Soleti, con ArgoMENTI Edizioni.
Un libro, quest’ultimo, dove Massimiliano Cassone mette in evidenza la sua visione romantica e sentimentale dell’esistenza, in un contesto tragico, dove i fatti luttuosi acquisiscono un fascino particolare e fanno tremare il cuore. E’ la storia di un mafioso della Sacra Corona Unita, che in un momento specifico della sua vita, fa il bilancio della propria esistenza. Un’operazione nella quale Massimiliano dichiara la propria visione del mondo, dove centrale è l’uomo e le sue determinazioni: lui fautore della propria vita, nel bene e nel male. Assente appare qualsiasi analisi religiosa, anzi predomina una visione illuministica, dove la ragione non è sottoposta a verifica, almeno sotto il profilo kantiano.
Quattro Sbarre nell’Anima, un racconto deciso, incisivo, che prende. E non ci si accorge di aver passato più di un’ora a leggere. Il linguaggio asciutto, semplice, privo di retorica, ma intriso di non comune forza narrativa, rapisce il lettore sino all’ultima pagina, in un crescendo costruito in maniera sapiente e sagace, dove un certo romanticismo travolge e sconvolge
Tempo addietro, io e Massimiliano abbiamo preso un lungo caffè al bar Carletto di Lecce: volevo conoscerlo da vicino. La sua figura artistica semplice, ma profondamente incisiva mi incuriosiva. Abbiamo conversato un po’ su tutto: dalle questioni incentrate sul lavoro alle esperienze amicali, dal gossip alla politica, ma non abbiamo toccato i temi di cui siamo dei navigatissimi specialisti, ovvero lui il calcio ed io l’economia.
Certamente, un ottimo compagno per intrattenersi in amene colloquialità: ragionamento pulito, logico, stringente, insomma efficace ed efficiente, dotato di grande forza d’animo, di grandissime energie. E sebbene sia un pragmatico ed ottimo conoscitore dell’animo umano, non manca di diluirsi in atteggiamenti tipicamente amicali, intimi ed affettuosi. Bisogna avere un’adeguata attrezzatura intellettuale ed esperienziale per relazionarsi con Massimiliano, anche se non disdegna il distendersi in momenti più accorati ed intimi. Insomma, una bella persona con cui rilassarsi e trovare spunti di riflessione per la vita.
Dice di sé che è un artigiano delle parole, io preferisco pensare di lui che un artigiano del pensiero, che lavora con cura e sapienza, sapendo sempre cosa dire.
Uno scrittore, in definitiva, che si è affacciato sul proscenio leccese, che non può non considerarsi attentamente, sebbene la sua esperienza narrativa sia ancora agli inizi. Inizi, tuttavia, che lasciano immaginare, che tanto ha ancora da dare, e forse per lui un orizzonte più ampio sarebbe auspicabile.