Visti da vicino – Nino Gatti, da semplice ascoltatore ad uno dei maggiori esperti al mondo dei Pink Floyd

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Tra le tante personalità che nel corso degli anni si sono avvicinate ai Pink Floyd va citato Nino Gatti. La sua passione nasce all’età di 12 anni con l’ascolto della loro musica e, piano piano, con la raccolta di materiale necessario per ampliare la conoscenza non solo del loro repertorio ma anche delle storie personali dei vari componenti del gruppo.

Dalla metà degli anni Ottanta fino al 1997 realizza due “fanzine” (fan magazine) per raccontare alle persone con la sua stessa passione, tutto quello che aveva imparato e scoperto su di loro.

Nel 1999 partecipa ad un progetto di fanzine condivise con altri appassionati italiani e nel 2011 entra nel collettivo dei “The Lunatics”. La ricerca di materiale è sempre proseguita tanto che oggi Gatti possiede uno dei più grandi archivi al mondo ed è considerato uno dei maggiori esperti al mondo della band, che ha seguito dal vivo, anche nei loro concerti da solisti, per oltre sessanta, volte dal 1988 al 2024. Nino Gatti che svolge anche un’importante attività divulgativa è co-autore di “David Gilmour & Roger Waters: Le origini, i Pink Floyd, le carriere soliste” (Hoepli Editore, 2020) e autore di “Syd Barrett, Alle soglie dell’alba (Collana Sorbonne, Edizione Clinchy, 2016). Inoltre, con il collettivo The Lunatics ha collaborato alla scrittura di “Pink Floyd Storie e Segreti” (Giunti, 2012); “Pink Floyd – Il fiume infinito – Le storie dietro le canzoni (Giunti, 2014); Pink Floyd a Pompei – Una storia fuori dal tempo (Giunti, 2016); An Evening with Pink Floyd – La storia dei concerti dal vivo dagli esordi al 1973 (Rizzoli, 2023).

Assodato che i Pink Floyd rappresentino uno dei gruppi musicali più importanti della storia della musica:

Quanto (oltre allo stesso nome) i Pink Floyd devono alla psichedelica personalità, tanto geniale quanto incontenibile e inafferrabile di Syd Barrett?

Nick Mason, il batterista della band, ha di recente affermato che senza Barrett non ci sarebbero stati i Pink Floyd. Questa considerazione è condivisibile in toto: Barrett ha inventato il nome della band, ha indicato il suono e lo stile dei primi mesi di attività e grazie alle sue canzoni e alla sua personalità carismatica, li ha portati in poco tempo nella top ten delle classifiche inglesi di dischi.

Come definirebbe la figura di Gilmour; un rimpiazzo di Syd o uno che, pur non altrettanto creativo, sapeva in fondo fare bene i compiti ?

Inizialmente non era un rimpiazzo ma una solida e valida figura da affiancare all’inaffidabile Syd, sostenendolo nei momenti di difficoltà. Gilmour era ed è un vero talento musicale che prima o poi sarebbe esploso, sia con i Floyd che in altre band. Aveva tutto per sostituire Barrett nella formazione: una bella voce, un grande orecchio musicale, una grande tecnica strumentale con la sua chitarra e soprattutto la capacità di ricreare il suono e lo stile di qualsiasi altro chitarrista gli venisse proposto. Poco alla volta si è invece trasformato in figura fondamentale per i Pink Floyd, regalando alla band un suono che è diventato ben presto il loro marchio di fabbrica. Dal punto di vista creativo non poteva contendere con Barrett o con Waters e ci ha messo diverso tempo per arrivare a scrivere canzoni di proprio pugno.

Quanto la musica e il pensiero dei Pink Floyd hanno influenzato la musica e la società del tempo?

I Pink Floyd hanno creato uno stile sia dal punto di vista musicale che visivo. Il loro suono è inconfondibile e alla musica hanno affiancato alcune memorabili produzioni multimediali all’interno dei loro concerti. Anche la grafica utilizzata per le copertine dei propri dischi è diventata ben presto iconica, basti pensare ad alcuni simboli come il prisma di The Dark Side Of The Moon, i mattoni o i martelli di The Wall, il maiale Animals e la mucca di Atom Heart Mother. Non solo: l’uso di alcune tematiche universali quali la pazzia, l’incomunicabilità, le divisioni tra persone o le guerre, sono risultate di fondamentale importanza per quanti desiderano percorrere strade similari. Nei primi anni di attività i Pink Floyd hanno avuto grandi difficoltà ad imporsi tra band di grido che li precedevano nel gradimento del pubblico e nella critica. Negli ultimi tre decenni invece si sono ritagliati una personale identità, tanto che la loro influenza su tante band e su diversi stili musicali è incalcolabile.

Il batterista Nick Mason è l’unica persona che sia riuscita a supportare e sopportare  permanentemente il gruppo, ma quanto ha contribuito, anche a livello creativo, al suo successo?

Mason è l’unico tra i cinque componenti storici della band ad aver partecipato a tutti i loro dischi e a tutti i loro concerti. A livello creativo non può essere ricordato come una figura fondamentale e neanche dal punto di vista tecnico, grazie ad uno stile tecnicamente semplice ma estremamente efficace. Il suo contributo maggiore alla band è stato quello di fare da collante tra le varie personalità del gruppo, anche se nulla ha potuto di fronte alla rottura tra le due primedonne, David Gilmour e Roger Waters, scegliendo con chi stare e azzeccando con grande fortuna il pronostico del vincitore di questa battaglia.

Roger Waters nell’immaginario collettivo è ritenuto la  mente creativa e pensante. Questa leadership (forse in fondo voluta dallo stesso Roger) ha pesato anche sul declino dei Pink Floyd?

Non era voluta da Waters ma per assurdo ha determinato il loro punto di rottura. Man mano che cresceva il ‘dominio’ watersiano all’interno della band, si alimentava il malumore degli altri componenti che di fronte al suo strapotere, non sono riusciti a mantenere un equilibrio tra le parti. Gli altri tre hanno di fatto lasciato il potere decisionale nelle mani del bassista, che si è poi stancato di portare avanti da solo la totalità del peso del gruppo, decidendo dunque di mollare. La storia ci racconta che nonostante la sua dipartita, gli altri tre musicisti siano riusciti ad eguagliare e in alcuni casi superare fasti e successi dei loro anni d’oro, traghettando di fatto i Pink Floyd tra le star del rock di livello mondiale.

Appare impossibile immaginare i Pink Floyd senza il fondamentale contributo stilistico di Richard Wright, può essere in fondo considerato per tutti la vera garanzia a livello creativo?

Quella dei Pink Floyd è una strana alchimia, all’interno della quale ognuno di loro ha contribuito al massimo delle proprie potenzialità. La storia della band, con Barrett prima, con Waters dopo e per un certo periodo anche con Wright, ha dimostrato che tutti erano fondamentali ma nessuno risultava essere insostituibile. Citando il buon Mason, loro quattro rappresentavano la “somma delle parti”: ognuno di loro ha contribuito a creare il cosiddetto stile ‘pinkfloydiano’.

La foto di David Gilmour e Paul McCartney  a un concerto dei Led Zeppelin ha fatto il giro del mondo. Lei pensa che Gilmour  provasse più ammirazione o invidia, nei confronti di Robert Plant?

Il chitarrista dei Pink Floyd è noto per avere un carattere schivo e riservato. L’invidia non fa parte della sua persona, dimostrando in diversi casi una sincera ammirazione nei confronti di altri colleghi artisti, arrivando a collaborare musicalmente e con grande senso dell’umiltà con alcuni di loro. I Led Zeppelin erano una band basata su una forte sensualità; erano vestiti con abiti da scena, pantaloni super attillati, chioma al vento e camicie aperte per mostrare il loro fisico ammiccando al pubblico femminile, una attitudine totalmente estranea a ognuno dei componenti dei Pink Floyd. In alcune interviste Gilmour ha citato proprio McCartney come esempio di professionalità tessendone le lodi per le innate qualità artistiche. Diversa la questione legata a Plant che, dal canto suo, ha spesso criticato i Pink Floyd capitanati da Gilmour, per cui sotto sotto qualche piccola tensione tra i due ci deve essere stata.

Se fosse nella condizione di dover salvare un solo album dei Pink Floyd, quale sarebbe e perché? Al contrario, quale album avrebbe desiderato non fosse mai stato prodotto e perché?

Trovo già difficile scegliere una canzone da preferire o da escludere, rivolgere questa selezione a un album intero mi è praticamente impossibile in quanto, per motivi vari, ogni loro 33 giri ha per me una specifica importanza sia nelle mie personali preferenze che nella storia della band.

Quale album ritiene abbia segnato il confine tra il periodo creativo e appassionato del gruppo e quello meramente autocelebrativo o noiosamente commerciale?

Ho così tanti amici tra il popolo pinkfloydiano che se dovessi rispondere sinceramente a questa domanda ne perderei almeno la metà. Passo.

Riesce a scorgere nel panorama mondiale attuale, un gruppo che per lo meno sfiori, lo spessore creativo dei Pink Floyd?

Credo che ce ne siano anche di notevolmente migliori ma che non abbiano avuto la fortuna di vivere quel particolare periodo musicale nel quale sono nati e cresciuti i Pink Floyd. Gli anni Sessanta hanno rappresentato per loro e per altri gruppi un periodo dove tutto era da scrivere e dove tutto si poteva inventare o solo immaginare. I Floyd sono attivi da 55 anni e sin dai primi anni sono state molteplici le band che hanno cercato di imitare il loro stile o carpirne i segreti. Individuare oggi gli eredi è compito della storia futura, all’interno della quale i Pink Floyd meritano di certo una delle primissime posizioni.

Laurea Triennale DAMS è attualmente iscritta alla magistrale di Storia dell’Arte. Socia fondatrice di "Palchetti Laterali", svolge attività di divulgazione teatrale e di tutoraggio per studenti con disabilità psicomotoria e sensoriale. In possesso del diploma di 1° Livello in LIS è anche esperta in Audiodescrizione

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