Lo Tsunami ha “toccato” anche Lecce. Bagno di folla per Beppe Grillo

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Lecce – Un sabato qualunque, un sabato italiano. Un sabato antico, di quelli in cui si faceva politica e si scendeva in piazza, grandi e piccini per ascoltare un comizio. I comizi, ormai, sono merce unica; merce che regala solo Beppe Grillo. È arrivato a Lecce con il suo camper; scortato dalla sua gente, è salito sul palco e ha iniziato gridando la sua contrarietà alla decisione di partecipare alla guerra in Mali.

Uno Tsunami a Lecce, questo è stato Grillo, come il nome del suo Tour politico.

Nemmeno la pioggerellina beffarda ha intimidito le migliaia di persone presenti che sono rimaste ad ascoltare, a sorridere e a pensare.

Un Grillo parlante, sparlante, pensante ma non banale questo è apparso il noto comico, perché lui è un comico, questo non dobbiamo dimenticarlo; la sua professione è stata sempre quella di far ridere la gente. Oggi invece era li, gratis a portare la sua voce e la sua idea di cambiamento; condivisibile o meno, Grillo, l’antipolitico per eccellenza, sembra l’unico a fare politica nelle piazze, tra la gente, mentre gli “altri” creano salottini televisivi sperando di accaparrarsi voti.

Importante la stoccata ai sindacati; stasera ha voluto chiarire che quando parla di sindacati, si riferisce alla triade, che a suo modo di vedere la questione è collusa con lo stato. Ha gridato a gran voce che parla di Cgil, Cisl e Uil, e di non avercela con i sindacati minori. Scroscianti in piazza gli applausi e poi, di tanto in tanto, dopo la sciabola, ha usato il fioretto e, con le sue battute, ha dettato i tempi di quello che non è stato un comizio “palloso”.

Guardando le numerosissime presenze (migliaia di persone) ha scherzato dicendo: “Per la questura saremo in 300, per Repubblica non c’era nessuno”, e poi ha incitato i presenti a chiamarlo qualunquista, populista e demagogo, riscuotendo applausi a scena aperta tra i sorrisi vivissimi dei presenti.

Ha parlato di tutto, sviscerando il programma del Movimento 5 stelle: ha iniziato con il proporre il reddito di cittadinanza, poi l’abolizione delle province, ha sbarellato contro l’inadeguatezza della “rete” internet in Italia, spiegando a tutti che come velocità siamo 24esimi dietro la Tunisia. Per continuare poi a sottolineare il dramma italiano del lavoro: laureati che vanno a guadagnare 400 euro nei call center, tanto per fare l’esempio più lampante.  Ha parlato di scuola pubblica, di taglio dei finanziamenti  ai partiti, di energie alternative da far gestire allo stato e non a chissà quali scellerati imprenditori. Contro l’attuale classe politica ha sbottato: “Non s’inizia a tagliare dal basso, pensioni, immissione dell’Imu ecc., si deve partire dall’alto, ad esempio che se ne fa un vecchio di 85 anni di tre Maserati? (riferito al Presidente della Repubblica)”.

Irriverente, ma ha strappato sorrisi il Grillo parlante.

Ne ha avute per tutti, per Vendola, Monti, per Casini, Berlusconi (lo ha definito un oleogramma) e poi ha detto: “Io non so ancora chi votare, ma sicuramente voterò Moggi” , ed ancora risate a Piazza Sant’Oronzo. Poi ha lasciato la parola alla gente comune, alle persone normali, madri e padri di famiglie umili, incensurati e non corrotti, li ha definiti gli eroi del nostro tempo.

Tra le sue battute è da ricordare questa: “Se voi non vi occupate di politica, sarà Berlusconi ad occuparsi di voi”.

Coraggioso e mai domo, ha detto di tutto e di più. Tutte cose vere, belle, reali ma che lasciano un interrogativo: “Può esistere una terra così bella? Alle parole potranno seguire i fatti?”.

Grillo ha chiuso così: “Andate, disperdetevi e spargete il verbo. Grazie. Dateci una mano”.

Saranno le urne a decretare o no il suo successo, saranno gli italiani a decidere se è solo un comico oppure no. Una cosa è certa, se riempie le urne come le piazze, il Movimento 5 Stelle andrà ben oltre a quel 10% che i sondaggi oggi indicano. Ma tra il dire e il fare…

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