Di seguito, una nota del vicepresidente della III Commissione Sanità della Regione Puglia, Luigi Manca.
Un medico è chiamato a svolgere il proprio lavoro, la propria missione, secondo scienza e coscienza. Un medico di base, per quanto possa essere bravo, scrupoloso, costantemente aggiornato, non può certo essere un veggente. E alcune patologie apparentemente banali possono nascondere rischi ben più insidiosi per il paziente, addirittura mortali. Chi può quindi stabilire con certezza quali esami e prescrizioni e prestazioni siano utili o inutili, quando si tratta di prendere decisioni e assumersi responsabilità inerenti la salute di una persona?
Siamo quindi tutti d’accordo, noi operatori della sanità e amministratori e politici al tempo stesso, sulla necessità di contenere ed eliminare gli sprechi: ma farlo criminalizzando o spaventando un’intera categoria sulla quale si regge il welfare, mi sembra un clamoroso autogol. Soluzioni e compromessi, se si discute e ci si confronta con pacatezza e autorevolezza, si possono e si devono trovare. Ma le ipotesi ventilate a livello ministeriale rischiano di produrre un effetto inevitabile: il dirottamento dei pazienti al pronto soccorso, già congestionati di per sé, e quindi la paralisi della sanità pubblica. Per questo mi auguro che le polemiche di questi giorni lascino spazio al dialogo e alla valutazione di diverse prospettive e orientamenti, per arrivare alla fine a un modello concertato e condiviso di sanità che non penalizzi né i medici né tantomeno i pazienti, che non devono e non possono essere costretti a pagare, unicamente sulla propria pelle e sulla propria professionalità, i guasti di un sistema pieno di falle ormai ataviche.