Lecce – La deliberazione n. 108/2018 della sezione regionale di controllo per la Puglia della Corte dei Conti scongiura l’ipotesi del dissesto per il Comune di Lecce. Ma la pronuncia provoca comunque più di qualche timore per l’ex sindaco Paolo Perrone.
“Quindi – rileva subito Perrone – il dissesto non ci sarà. L’amato cavallo di battaglia di Carlo Salvemini si è perso tra le righe della pronuncia della Corte dei Conti, che non ha inviato un commissario a Palazzo Carafa così come egli aveva preconizzato. Avevamo ragione noi, insomma, a non temere scenari da apocalisse. A proposito di fatti e di propaganda.
Certo – continua – la Corte ha confermato che ci sono delle criticità, ma quelle in verità non sono mai state un mistero e nessuno ha mai cercato di nasconderle. L’elemento più interessante che emerge da questa pronuncia e sul quale il Sindaco mischia le carte, però, è che la Corte analizza l’andamento dei conti anche dopo il 2015 e rileva che la gestione finanziaria del Comune di Lecce, numeri alla mano, è peggiorata nell’ultimo anno. Perché dalla verifica che i magistrati contabili compiono sugli anni successivi al bilancio 2015 e sull’ultimo in particolare, spunta fuori uno scenario tutt’altro che rassicurante. Con conseguenti prescrizioni e richiami ad adottare misure idonee a risolvere le criticità.
Un dato su tutti – spiega ancora – quello dell’anticipazione di tesoreria e quindi dell’esposizione debitoria dell’ente, che la Corte dei Conti rileva come dai 9 milioni e 78 mila euro del 31 dicembre 2016 sia aumentata a 17 milioni e 200 mila al 31 dicembre 2017 e sia arrivata addirittura a 31 milioni e 300 mila a giugno 2018, quando l’amministrazione Salvemini compie ormai un anno. Ma se sino a metà del 2017 per tutti i mali del mondo è colpa degli altri, da quel momento a oggi è sempre colpa degli altri? E se la Corte ad aprile 2018, con Salvemini in sella da quasi un anno, parla di “valori insoddisfacenti” sul fronte della riscossione delle entrate da evasione, su quello delle entrate da sanzioni amministrative e sulla riscossione della tassa di soggiorno, chi è che parla con i fatti e chi con la propaganda?
Noi, non a caso, abbiamo contestato a Salvemini di aver alzato le tasse e di aver accettato passivamente le richieste dei creditori del Comune, che a nostro avviso meritano un approfondimento e probabilmente in gran parte non hanno ragion d’essere. Se la Corte oggi “fotografa” un peggioramento nell’ultimo anno, dipende anche da queste scelte. Tutto questo – chiude così l’ex primo cittadino – inevitabilmente suscita più di qualche timore sul fatto che, con questa conduzione da principianti anche sulle politiche di bilancio, i conti a Palazzo Carafa possano tenere a lungo”.