Sente il peso dell’età, Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana, e lo dice , “apertis verbis” nel suo discorso annuale di fine anno.
Re Giorgio, come molti usano chiamarlo, ha scelto di sciogliere subito il nodo e lo ha fatto con estrema franchezza: “Sto per lasciare, rassegnando le dimissioni”, ha premesso. “E desidero dirvi subito che a ciò mi spinge l’avere negli ultimi tempi toccato con mano come l’età da me raggiunta porti con sé crescenti limitazioni e difficoltà nell’esercizio dei compiti istituzionali, complessi e altamente impegnativi, nonché del ruolo di rappresentanza internazionale”.
E dunque, insieme agli auguri ai suoi connazionali, Napolitano rende ufficiali pure le sue dimissioni ormai prossime e prevedibilmente entro il 13 gennaio 2015, al termine della Presidenza del Semestre Europeo.
Non si tratta, però, di un addio commosso o introspettivo. Anzi il Presidente è apparso ancora una volta lucido nell’ammettere i problemi della nazione e nel denunciare il marcio che ancora si annida nel sottobosco della politica.
Nel suo intervento ha pure tracciato le linee guida per il Paese in questo nuovo anno: riforme, guerra alla corruzione, ripresa economica, lotta alla disoccupazione giovanile e sempre più Europa.
Si chiude così la presidenza di Giorgio Napolitano, scelto per il primo settennato e richiesto poi, come guida al difficile momento della nazione, per un secondo periodo che alla fine gli hanno fatto raggiungere quasi 9 anni al Quirinale.
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