Porto Cesareo (Le) – La storia che vogliamo raccontarvi, se fosse una fiaba, potrebbe cominciare con il classico “c’era una volta”; mentre il principio di questa vicenda, che di sicuro non è una fiaba, si è avuto quando, il 15 e 16 maggio 2011, i cittadini di Porto Cesareo si sono recati alle urne per le elezioni comunali ed hanno eletto sindaco il dott. Salvatore Albano.
In quella tornata elettorale, oltre al sindaco eletto, si sono insediati in consiglio comunale, per la lista “Progetto Futuro”: Antonio Greco, Nicola Peluso, Gigi Baldi, Silvia Tarantino, Giuseppe Durante, Eugenio Colelli, Paola Cazzella, Pietro Falli; per la lista “Insieme per Porto Cesareo”: Vito Foscarini, Anna Paladini, Salvatore Alemanno, ed infine Anna Peluso, per la lista “Alba chiara”.
Poco tempo dopo il suo insediamento, per la Giunta Albano, più che un cammino amministrativo, si è palesato un vero e proprio calvario; le inchieste degli inquirenti si sono abbattute sulla marina ionica con una successione impressionante, mietendo vittime anche tra i componenti della maggioranza, come l’ex vicesindaco Antonio Greco che, all’epoca, si dichiarò estraneo ai fatti contestatigli riguardanti un presunto voto di scambio in clima pre-elettorale, a base di sesso. La fisionomia del consiglio comunale Cesarino è stata un continuo divenire, fra assessori e consiglieri comunali dimissionari e “dimissionati”; ultima in ordine di tempo Anna Peluso, esponente della minoranza, che, il 26 settembre scorso, ha rinunciato al suo mandato elettorale “Porto Cesareo ha bisogno di regole certe, di serenità, di opportunità lavorative, e servizi che possano far migliorare le condizioni di vita dei suoi cittadini – ha scritto la consigliera Peluso – Purtroppo, nonostante le ripetute dichiarazioni di questa amministrazione comunale, ormai chiaramente stanca, affaticata, sfiduciata, priva di idee e di energia, incapace di guidare Porto Cesareo verso il benessere, ci troviamo ancora senza una rete fognante, un piano comunale delle coste, un piano del traffico,un valido Piano Urbanistico Generale, un’efficiente gestione dei Parchi, del mare e del territorio comunale, senza dimenticare il completo abbandono di Torre Lapillo e delle periferie”.
L’escalation continua di accuse tra le parti rende la vita politica della cittadina ionica simile ad una partita di tennis a cui i cittadini, assistono quasi se non del tutto inermi, oseremmo dire, nella speranza di capire dove si voglia andare a parare in questa storia infinita.
Nel mese di ottobre il locale circolo PD ha chiesto le dimissioni della giunta Albano, per mancanza del numero legale: “Venga sciolto il consiglio comunale di Porto Cesareo e si ponga fine all’amministrazione del niente”. Con fermezza e decisione il coordinamento provinciale del PD e il circolo cittadino chiedevano al Prefetto di scrivere la parola fine all’amministrazione di Salvatore Albano, alla luce delle dimissioni di tanti consiglieri eletti, tra cui quelle di Anna Peluso.
Due giorni dopo la dura risposta dell’Amministrazione in carica: “Alcuni personaggi, tristemente noti alla politica locale rappresentanti appena di sé stessi e di qualche loro “compare”, fingono sulla stampa di essere espressione di fantomatici partiti, in realtà inesistenti; si affannano a proporre la propria candidatura a Sindaco, a screditare l’operato di questa amministrazione, nonché a confutare l’illustre parere di Sua Eccellenza il Prefetto in merito al procedimento da utilizzare nelle surroghe. Nel mentre – si prosegue – questa amministrazione è in piena attività e ha il numero legale per farlo: il Sindaco, il Presidente del Consiglio Comunale, tre Assessori e due Consiglieri di opposizione, che tali rimarranno finché l’ultimo della lista Albachiara, una volta nominato Consigliere Comunale, non avrà eventualmente dato le dimissioni”.
Il 24 novembre, in seguito ad una rinuncia preventiva alla surroga da parte di alcuni consiglieri di minoranza, in forma anomala rispetto a quanto stabilito dal regolamento del Consiglio Comunale, il sindaco si è rivolto a questi ultimi, citando tra gli altri in maniera quantomeno singolare la consigliera Dalila Peluso, la quale ha ribadito la sua volontà di non prendere parte all’attività amministrativa, di non aver nessun fine o strategia politica particolare in quanto fattivamente già impegnata in attività culturali volontarie nell’animazione della locale biblioteca.
Il 12 dicembre, la stessa, ha poi provveduto a formalizzare le dimissioni, secondo le disposizioni del regolamento del Consiglio Comunale, ponendo fine ad una querelle che l’ha vista al centro di un’attenzione che non ha minimamente cercato.
Alla data odierna risultano in carica, oltre al sindaco, il presidente del consiglio comunale, tre consiglieri di maggioranza, ed uno di opposizione.
Ora, in considerazione dell’art. 60 del regolamento del consiglio comunale in base al quale iI consiglio comunale, in prima convocazione, non può deliberare se non è presente almeno la metà dei Consiglieri assegnati escluso il Sindaco; mentre nella seduta di seconda convocazione, che deve aver luogo in giorno diverso da quello in cui è convocata la prima, le deliberazioni sono valide se sono presenti almeno un terzo dei Consiglieri assegnati escluso il Sindaco, la domanda che ci poniamo, e che giriamo sia all’Amministrazione sia ai cittadini di Porto Cesareo è: un organo istituzionale, decimato da divergenze politiche e vicende giudiziarie, è rappresentativo del territorio da cui è stato chiamato a svolgere i compiti assegnati dall’elettorato?
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