Lecce – La gente si era scocciata del “cerchio magico” di Palazzo Carafa, che stringeva Lecce come quei mal di testa subdoli, neanche forti, ai quali poi ci si abitua. Ma è servito l’imbizzarrimento di un battitore libero per vestire di gloria il centrosinistra.
Carlo Salvemini diventa il primo cittadino di Lecce, dopo ben quattro lustri di dominio del centrodestra. Vincendo al ballottaggio contro Mauro Giliberti. Allo spareggio, come suo padre, Stefano, ventidue anni fa, l’ultimo sindaco di Lecce espressione del centrosinistra. Un risultato, quello decretato domenica dalle urne, in contrasto con la generale tendenza del voto. I leccesi si distinguono di nuovo. Come cinque anni fa, quando il Popolo della Libertà colava a picco, ma Paolo Perrone riuscì a confermarsi sindaco grazie a un largo consenso. E come negli anni Cinquanta, quando, i Savoia erano banditi dall’Italia ma a Lecce si susseguivano tre sindaci del Partito nazionale monarchico.
Nel capoluogo salentino il centrosinistra si afferma mentre altrove, al ballottaggio, finisce KO. Salvemini vince, ma è aiutato da Alessandro Delli Noci, l’ex assessore del centrodestra. La trasversalità politica, già apprezzata a Nardò, si rivela vincente anche a Lecce.
Potrebbe spazzare in poco tempo la consorteria fittiana? Questa ha perso due mesi fa il consigliere regionale Saverio Congedo, migrato in Fratelli d’Italia – An, e il fedelissimo Rocco Palese, tornato alla casa del padre (nel senso di Berlusconi).
E il rieletto consigliere comunale Gaetano Messuti annuncia che non si candiderà più al Consiglio Comunale.
Ha vinto il voto “contro”, ha vinto la delusione causata dal centrodestra. Anche quella di Delli Noci per non essere stato scelto quale candidato sindaco. Ha vinto chi non gradiva Perrone, che però in taluna classifica risultava il più amato dei sindaci italiani. Ha vinto Salvemini, che ha ottenuto allo spareggio il 54,7% dei consensi, ribaltando il vantaggio di Giliberti, che invece ha incassato il 45,2% dei voti.
Ma non vince il Partito democratico, che ha rimediato una brutta figura al primo turno. Salvemini però rischia di non disporre di una maggioranza: il centrodestra può contare più consiglieri di quanti se ne contano nel centrosinistra. Si prevede una battaglia giudiziaria per garantire al neosindaco i presupposti per governare. Lo farà, ha annunciato, col sorriso. Abbiamo appreso in questi mesi che anche Salvemini sorride e scherza. Ai cittadini basterà che non dica, come fecero altri, e nemmeno pensi, insediandosi a Palazzo Carafa:«Qua comandamu nui». Una frase che vale quale manifesto di un modo infame di condurre le istituzioni. Stavolta le urne hanno ricordato che se non ci si comporta bene la ruota cambia giro. Era ora.
Le urne hanno salvato un bravo ragazzo. La sconfitta infatti è un toccasana per Mauro Giliberti. Essere sindaco di Lecce avrebbe significato compiere mille sforzi per non farsi condizionare da arroganti figuri del centrodestra. Un’impresa non facile ribellarsi a coloro che lo avevano scelto come candidato sindaco. Giliberti merita ben altro. Meglio per lui riprendere il microfono in mano e fare di nuovo il giornalista. Magari per Mediaset.