Quale futuro nei prossimi anni per Squinzano, ed alla fine ci sarà da divertirsi, lo abbiamo chiesto all’asseasore al Bilancio, dott. Claudio Taurino
Squinzano (Le) Assessore Taurino, all’indomani della approvazione del Bilancio Comunale di previsione 2013, un rappresentante dell’opposizione ha postato su facebook un commento che recitava così “Non c’è un futuro da immaginare e non ci sarà da divertirsi”. Lei ci può illustrare nell’approntare il bilancio che futuro ha immaginato per i prossimi anni per i cittadini di Squinzano?
Sicuramente la frase “Non c’è un futuro da immaginare e non ci sarà da divertirsi” postata dall’opposizione riguardava esclusivamente il futuro della sinistra a Squinzano. A parte la battuta ironica e scontata devo sottolineare che all’immaginazione onirica del futuro e alla sterile logica dell’apparire ho anteposto sempre l’impegno concreto e la capacità di ’essere’.
Sicuramente all’oppositore poco accorto sarà sfuggito che anche in campagna elettorale allo slogan “immaginiamo il nostro futuro” io ho preferito quello “costruiamo il nostro futuro”. Costruire vuol dire partire dal progetto e dalle fondamenta, significa rendersi conto di ciò che si vuole fare e su quali risorse è possibile contare.
Squinzano non è un’ isola della Polinesia, nè un’oasi nel deserto, ma è un paese che, come tutti i comuni d’Italia, vive la crisi economica sociale congiunturale all’interno di un sistema economico europeo ricco di contraddizioni e a due velocità .
L’incapacità dei nostri governi di dare vita ad una politica economica in grado di stimolare la crescita e l’occupazione, unitamente alla sudditanza verso la politica del rigore tedesco e gli interessi di speculazione finanziaria delle banche e dei poteri forti, sono i presupposti della crisi che attualmente caratterizza tutta l’Italia e, dalla quale, anche, Squinzano non può essere avulso.
Quindi chi ipotizzava un futuro da spiaggia o vagheggia attualmente pindarici voli deve necessariamente poggiare i piedi per terra?
Il non essere nelle condizioni di volare, non vuol dire, però, che non ci può essere futuro, anzi, implica una consapevolezza critica di ciò che ci aspetta senza farsi incantare da sirene o chimere.
E’ il momento di rimboccarsi tutti le maniche.
Non servono “abbellimenti e/o incipriature di facciata”, la vecchia logica del “panem et circenses” non ha portato certo lontano, così come non portano da nessuna parte le posizioni “dogmatiche e partitocratiche” di una sinistra che, al pari della destra, si accinge a cambiare abito senza riuscire a cambiare cultura.
Dietro una nuova facciata di pseudo rinnovamento ritroviamo i soli noti, che hanno colto al volo l’opportunità di trasformarsi da “rottamati” in “rottamatori”.
I “renziani” di oggi, non sono altro che i “bersaniani” di ieri e i “d’alemiani” dell’altro ieri. Quasi che la politica segua le stessi leggi della fisica dove “tutto si trasforma ma nulla si distrugge”
La situazione economica finanziaria di Squinzano pur se critica ed ulteriormente aggravata dalla congiuntura nazionale e da “una scellerata e disastrosa gestione commissariale”, che ha avuto il suo clou nel mancato conseguimento degli obiettivi del patto di stabilità, non ci impedisce sicuramente di ripartire nella ricostruzione di quello che sarà il nostro domani, ben consapevoli che non possiamo aspettarci aiuti da nessuno, e, tantomeno, dai signori della politica quale che sia la loro casacca.
La nostra situazione in sintesi è questa:
* Debiti fuori bilancio riconosciuti ad oggi e da pagare entro il 2015 oltre € 1.000.000,00 (importo destinato ad aumentare)
* Disavanzo di amministrazione da ripianare entro il 2015 € 672.527,29
* Tagli sui trasferimenti 2013 rispetto al 2012 € 777.000,00
* Sanzioni correlate al mancato rispetto del Patto di Stabilità 2012 otre € 200.000,00
* Ulteriori tagli da spendig review circa € 350.000,00
Il Fabbisogno finanziario straordinario occorrente (oltre quello corrente per il funzionamento dell’Ente ) è, quindi, di oltre € 3.000.000,00. Situazione non certo rosea la nostra, ma non sicuramente insuperabile, visto i larghi margini di evasione ancora esistenti, i tagli agli sprechi ancora possibili e le ampie prospettive di crescita che la marina di Casalabate offre.
Al di là degli obiettivi concreti e dei provvedimenti tecnico amministrativi necessari per assicurare la ripresa è inderogabile un radicale cambiamento culturale dei nostri cittadini.
Basta con le sterili chiacchiere distruttive, con il lamentarsi continuamente di tutto e del contrario di tutto, è ora di finirla con le richieste ad personam che alimentano un certo modo di fare politica. Bisogna rifuggire da quella logica campanilistica che tende a salvaguardare il proprio “orto” a discapito degli “interessi della collettività”. Non possiamo essere sempre così saccenti da ritenere che siano sempre gli altri a fare il proprio dovere e che per noi esistano solo deroghe ed eccezioni.
Per quanto riguarda la costruzione concreta del nostro futuro è più semplice di quanto possa sembrare?
In primo luogo si dovranno tagliare gli sprechi e monitorare le entrate.
Le 18 linee telefoniche da anni esistenti preso il municipio presto saranno eliminate e sostituite da un sistema VOIP. Il monitoraggio delle utenze ha comportato l’addebito dei consumi ai diretti fruitori senza che il relativo onere continuasse a gravare sulle casse comunali ad esclusivo vantaggio di soggetti privati, spesso esercizi commerciali. Presto saranno rivisti i contratti di affitto così come è stata rivista la gestione del patrimonio comunale, gran parte del quale sarà definitivamente alienato in favore di chi attualmente lo occupa (immobili ex ECA). Saranno eliminate spese superflue e consumi inutili caratterizzati dal consolidarsi di prassi che affondano le loro radici nel tempo e nelle passate amministrazioni a prescindere dai colori politici. Sarà rivista anche la gestione dei servizi a domanda individuale. E’ impensabile pensare di poter continuare ad erogare servizi con una percentuale di evasione del 50%.
Particolare attenzione sarà data anche al potenziamento della raccolta differenziata nel duplice obiettivo di contenere i costi dei servizi e di tutelare l’ambiente.
La politica del contenimento delle spese si estrinsecherà anche attraverso l’affidamento annuale delle opere di manutenzioni (Verde, immobili, strade, servizi) al fine di contenere i costi e migliorare l’efficienza degli interventi.
Il nostro futuro non potrà prescindere, però, dal rilancio dell’economia e dell’occupazione locale che dovrà svilupparsi sui tre direttive:
1. Riqualificazione della marina attraverso un recupero delle coste ed un riassetto urbanistico e infrastrutturale della stessa.
2. Riorganizzazione dell’assetto urbanistico della nostra città attraverso una revisione globale del PUG (Piano Urbanistico Generale) finalizzato all’incentivazione del settore edile per incrementare la circolazione della moneta e il livello dei consumi, presupposto essenziale per ipotizzare una crescita occupazionale.
3. Reimpostazione del piano commerciale in grado di sfruttare le tante potenzialità derivanti dalla libera iniziativa.
Queste linee strategiche dovranno essere finalizzate al conseguimento di un obiettivo serio e concreto: costruire un nostro futuro ecosostenibile, incentrato sulla promozione del turismo e dell’enogastronomia attraverso una rivalorizzazione dell’agricoltura e dell’artigianato locale.
Siffatta logica poggia sulle sinergie che dovranno essere sviluppata tra tutti i comuni del Nord Salento, inteso come entità socio economica omogenea, nell’ottica di creare un ambito territoriale capace, attraverso l’attivazione di un sistema in rete, di intercettare quei finanziamenti europei indispensabili per la ricostruzione del nostro futuro.
Penso ad un Nord Salento capace di porsi come “porta verso l’Europa”, da una parte, e “finestra sull’oriente”, dall’altra.
Al di fuori di queste logiche non c’è futuro. Mantenendo i vecchi campanilismi e i vecchi modi di fare politica basati sul clientelismo e sulla ricerca di consenso spicciolo significherà solo allungare la lenta agonia della nostra città.
Penso, quindi, sia giunto il momento di venir fuori dai metodi propri di una politica camaleontica e partitocratica, ancorata alla logica della gestione personale del potere fine a se stesso e avere il coraggio di accettare la sfida del cambiamento culturale che la società globale del terzo millennio ci impone.
I problemi economico/finanziari non sono un ostacolo irrisolvibile o insormontabile, basta avere quelle competenze e capacità tecniche che sono difettate in un anno di gestione commissariale.
Naturalmente la politica è un gioco di squadra dove il risultato non può essere affidato all’estro di un singolo in zona recupero. Ognuno ha il dovere morale e civile di ottemperare al proprio ruolo e alle proprie funzioni. Io assicuro di fare la mia parte senza sconti ad alcuno ne compromessi di sorta
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