“Se ci si vuole bene, non ci si perde mai” è il titolo dell’opera prima della giovane penna di Altamura, Mariella Massaro, nata nel 1984.
Una storia di fantasia ma vera, fortemente vera; una scrittura scorrevole e semplice che arriva dritta al cuore, questo è il contenuto del romanzo edito da “Book Sprint Edizioni”.
La scrittrice pugliese riesce a descrivere l’amore in tutte le sue forme. Affronta diversi temi importanti in sole 109 pagine e la lettura è intensa e avvolgente. Come un dolce abbraccio, a volte, ti cinge l’anima, e altre è come una spinta che dal baratro delle emozioni ti butta giù nei dubbi più profondi, quelli che ognuno di noi ha. La Massaro ti cattura, ti prende, ti accarezza, ti schiaffeggia e ti fa innamorare del suo “scritto”.
Con lo stile fresco della gioventù si legge però tra le righe una malinconia che tortura le consapevolezze del giovane talento altamurano.
La storia narra di Gloria (la protagonista), dolcissima ragazza che vive l’infanzia e l’adolescenza tra mille dubbi e paure custodite in un segreto mai raccontato dalla propria madre: una donna infelice che non riesce ad amare, come dovrebbe, la figlia. Un padre che ama a dismisura, un amico fraterno da cui si sente tradita, un amico omosessuale con cui riesce ad essere sempre se stessa, un uomo che entra nella sua vita regalandole l’amore e lasciando in lei il ricordo più bello. La scoperta del segreto sempre taciuto ne traccia il futuro. Un futuro segnato dall’inquietudine di non riuscire mai, appieno, a vivere ciò che meriterebbe. E poi, l’autrice ha il coraggio di sviscerare il concetto più giusto ma difficile da accettare: l’amore, l’amore vero è anche quando decidi di lasciare andare via per non creare danni o infelicità, anche quello è amore, anche quello è “l’amore”.
Il panorama letterario italiano ha bisogno di giovani e nuovi scrittori, ha bisogno di freschezza d’idee non solo di nomi sponsorizzati da grandi editori. Mariella Massaro incarna alla perfezione la figura della scrittrice che meriterebbe ben altri palcoscenici e magari meriterebbe di riuscire a “vivere guadagnando” dalla sua scrittura; senza essere costretta a scrivere, come tanti, nei ritagli del buio della notte o nei più impensati minuti di tempo libero.