La “breve sosta” che dà il titolo a questo libro, è quella del suo protagonista, Dawid, un giovane ebreo sopravvissuto al campo di sterminio.
Dawid, ormai, non c’è più e, a distanza di anni, suo figlio Goran cerca di farlo rivivere attraverso il ricordo, attraverso il potente strumento della parola e del racconto. Aggrappandosi con forza a qualsiasi traccia ne attesti l’esistenza, i giorni di gioia e quelli della tragedia indicibile, Goran ne ricostruisce il “viaggio di ritorno” da Auschwitz, il suo disperato tentativo di riprendere a vivere in una cittadina svedese, perchè, come scrive l’autore, “visto che i pochi rimasti in vita, alla fine del viaggio, raramente hanno seguito lo stesso tragitto, è facile che le strade di ritorno da Auschwitz scompaiano dall’oblio”.
Tra pagine di rabbia e di affetto, di commozione e di indignazione, Rosemberg mantiene vivo fino all’ultimo il profondo dialogo con il padre, consegnandoci una storia solo apparentemente familiare, una storia che parla al cuore e alla mente dell’umanità intera, di ogni epoca e latitudine. Per non dimenticare. Per non ripetere.