Lecce e la sua cultura nel traffico

0
386

La personalità di un individuo si coglie, tra le altre, da come conduce la sua autovettura, da come attraversa la strada, da come si comporta come motociclista. In tale prospettiva è facile giungere a capirne la sua cultura, il suo grado di istruzione e soprattutto di intelligenza. Da qui il passo è breve per intercettare alcune delle coordinate culturali a livello sociale di una comunità. Infatti, un conto è il traffico di Milano, un conto è il traffico di Napoli, un altro conto è il traffico di Lecce. In ciascun caso si richiedono abilità diverse, perché ciascuna città ha la sua cultura, la sua peculiarità, che si riverbera nel traffico. Noto è il fatto che l’autista leccese, per esempio, preferisca il traffico milanese e, dall’altro, rifugge il traffico napoletano, nel quale, quando ciò accade, si ritrova frastornato e disorientato, impacciato a gestire l’autovettura in spazi molto contenuti, tra salite e discese.

Preambolo a parte, veniamo al caso leccese. Qui, va subito detto che nel capoluogo salentino il traffico scorre lentamente, sonnacchioso, sembra quasi di essere a Beverly Hills, ma è agli incroci che emerge tutta l’aggressività cittadina. Un’aggressività che è per lo più femminile, e che non si manifesta in maniera sonora, con il clacson, ma le donne leccesi, senza alcun fair play, si insinuano nell’incrocio con varie accelerate intimidatorie, e tali da fare arrestare chiunque, e dunque costringerlo a concedergli il passo. A loro si aggiungono molti anziani, che fanno finta di non vedere che all’incrocio vi sono più contendenti, e tirano dritto lentamente senza frenare. Più miti sono i giovani, mentre più ragionevoli ed eleganti sono gli uomini maturi. E ciò, forse, per il fatto che alle loro spalle hanno una tradizione automobilistica importante.

Lungo i viali, esasperante è, poi, la lentezza degli anziani e dei SUV con conducente maschio, i primi per evidenti questioni anagrafiche, i secondi, invece, probabilmente perché ciò dà loro un inesprimibile senso di potenza e aristocraticità infarcita di una spavalderia sottile, difficile da concettualizzare per il cittadino medio, ma lì, presente ed inequivocabile. L’andamento regale, lento e ieratico è una tentazione irresistibile del leccese.

E veniamo ai passaggi pedonali, dove i pedoni li rendono ancor più pericolosi. E sì, perché il loro attraversamento è arrogante, è una sfida con l’automobilista di turno, nella quale la loro grande soddisfazione è costringerlo a fermarsi in ogni caso, anche a costo della vita, di essere investiti. Sì, sono lì che attraversano, il più delle volte senza neanche guardare a destra e a sinistra, con atteggiamento fiero di sfida. È vero che la precedenza è un loro diritto, ma un attraversamento intelligente e attento, renderebbe tutto meno pericoloso e stressante per tutti. Ma loro, i pedoni, preferiscono così.

A Lecce sono pochissimi, poi, gli indisciplinati, e pochissimi sono coloro che utilizzano il clacson in maniera sgarbata. Tuttavia, in quest’ultimo caso, a volte accade una cosa strana: basta che un automobilista strombazzi come un folle, che tutti lo seguono, diventando così tutto un vero e proprio inferno di latta. E’ questa comunque, una rarità.

Molto prudenti, inoltre, paiono i centauri, con i loro paurosi motori, i quali però si producono in piccole acceleratine virili, ma nulla di più. Insomma, fanno solo finta di essere aggressivi e spericolati.

E qui non può mancare una nota che attiene al gusto, al lusso. A Lecce, molte le Fiat Cinquecento con conducente donna perfettamente truccata e abbigliata con indumenti in pendant con il colore dell’auto. E non si sa se tali signorine acquistino la Cinquecento per abbinarla al vestito o comprino il vestito in abbinamento al colore dell’auto. Tutto molto chic, naturalmente.

E per concludere questa sommaria carrellata, un cenno meritano i ciclisti, che sono pochissimi in città, nonostante la grande propaganda in favore dell’uso della bicicletta a mo di città del Nord Europa. L’understatement non è, infatti, un costume leccese, e da qui inutili gli sforzi di ambientalisti e degli ecologisti e qualsiasi proposta di cultura europeista.