IL FATTO. Nei giorni scorsi, un testata giornalistica ha riportato la notizia del ritrovamento del corpo senza vita di un cucciolo di circa tre mesi che “ha perso la vita per la negligenza dei suoi proprietari, partiti in seguito ad una separazione e per problemi di salute di alcuni parenti”. Il fatto è accaduto a Calimera (Le).
A tal proposito riportiamo la lettera che un cittadino di Calimera ha inviato al nostro giornale
Caro direttore,
le scrivo qualche riga in merito al fatto di cronaca, apparso online, riportante il decesso di un cucciolo, dopo essere stato abbandonato in un giardino, nel paese di Calimera.
Le mie considerazioni riguardano non il fatto in sé, triste e senza attenuanti, ma i comportamenti umani che hanno fatto da corollario, e che, me lo lasci dire, hanno contribuito alla morte del piccolo.
Era stato abbandonato diverso tempo fa, ma fin dal primo momento non si è dato il giusto peso alla cosa. Quello che è un reato andava segnalato per iscritto agli organi competenti. Non si può pensare che un cucciolo abbia bisogno solo di un po’ di cibo e di un posto in cui stare.
In quanto “neonato”, ha bisogno di un’assistenza igienico-sanitaria scrupolosa, di un corredo vaccinale, in assenza del quale lo si è lasciato esposto a quello che, molto probabilmente, lo ha portato alla morte.
Non veleno, ma parvovirosi, almeno dai racconti e dagli scritti di chi è stato testimone del ritrovamento. Chi ha provveduto ad alimentarlo, e per questo non può assolutamente essere criticato ma elogiato, ha purtroppo provveduto solo ad una parte delle sue necessità, non rendendosi conto di aver bisogno di aiuto fino a quando non era ormai troppo tardi. Aiuto che è giunto tempestivo, una volta tanto, ma inutile.
Volontari e associazioni non mancano, sul territorio, senza alcun sostegno istituzionale e con più che discreti risultati, anche se spesso privi di coordinazione.
Ora non resta altro da fare che piangere su un cucciolo che POTEVA e DOVEVA essere salvato, e lasciare che gli Enti preposti, una volta tanto, facciano quanto possibile senza mollare l’osso. Perché si educhi la gente, perché se ne parli in maniera costruttiva, e perché non si debba piangere su qualche altro animale in mano a gente indegna. La ringrazio del tempo e dello spazio concessomi, e spero che questa lezione non finisca nel dimenticatoio, uccidendo quel cucciolo una seconda volta!
Pierluigi Scarpino