Riceviamo e pubblichiamo a firma dell’arch. Antonio Santo Curto
Caro Direttore,
in tempi passati mi sono spesso dedicato ai temi culturali ed alle problematiche ambientali sia per le implicite connessioni con la mia professione, ma anche da cittadino dedito alla difesa e tutela della “bellezza”, riferita sia all’ambiente naturale che antropico, nella quale a mio giudizio risiede buona parte della qualità del nostro futuro.
In ragione di ciò, già dal tempo in cui rivestivo il ruolo di consigliere dell’Ordine degli Architetti di Lecce, ho comunicato, mediante interventi in contesti pubblici e a mezzo stampa, con alcune riflessioni sui temi predetti, fidando su possibili sensibilizzazioni che, insieme ad altri, potessero generare azioni concrete da parte di chi avesse ruoli e responsabilità per la tutela e la promozione della “bellezza”.
Azioni purtroppo mai arrivate. Dal complesso di norme per la salvaguardia del territorio, mai applicate, siamo giunti alla transizione ecologica: vecchie e nuove compagini, ripetono da trent’anni il ritornello della “urgente attenzione per il territorio” nei talk show e fino all’odierna campagna elettorale, mentre registriamo sotto i nostri occhi quale sia lo stato del territorio, con conseguenze anche tragiche negli eventi nefasti, vedi l’ultimo delle Marche.
L’incompetenza è la “disgrazia” peggiore, il virus, che prolifica da decenni e non facilmente debellabile nel breve periodo.
L’inerzia descritta ci riporta, in questa congiuntura, al buon senso ed alla filosofia dei piccoli passi, delle correzioni a basso impatto economico, al recupero dell’esistente. In questo senso, riporto alcune riflessioni su visibili incongruenze locali, che giro a Lei, caro Direttore, che disponendo di canali digitali e strumenti social, con la Sua sensibilità, può forse veicolarle in maniera più efficace, per soluzioni migliorative a piccoli passi:
- Sostando ai passaggi a livello, osservo carrozze del SUD EST transitare quasi vuote o in alcuni orari occupate da cittadini extracomunitari o studenti sempre meno disposti a vincoli di orari.
E se le carrozze viaggiano vuote posso immaginare quale sia il bilancio per l’Ente.
In tempi di crisi energetica si può ipotizzare un trasporto gratuito o al massimo costo di 1 euro al giorno per tutti e per tutti i percorsi (della ormai scaduta metropolitana di superficie..)? Senza aspettare i BONUS….promuovendo più trasporto pubblico, turismo e conoscenza del territorio verso il concreto migliorando da subito della qualità ambientale e verso la tanto decantata transizione ecologica? E forse migliorando anche il bilancio dell’Ente! - C’è stato un tempo in cui le sagre delle feste popolari e religiose erano quasi da chiudere secondo politici & co. Oggi, oltre il turismo stagionale, dirigenti ed esperti, preposti alla programmazione turistica, le esaltano e le pongono al primo posto degli obiettivi futuri del PIL per attrarre turismo internazionale. Grazie alle popolazioni e alle loro tradizioni che hanno resistito!
Allo stesso tempo nessuno si occupa di migliorare il “sistema sagre-bancarelle-concerti” che si fregia di partenariati della certificazione ecologica, mentre gli operatori sono costretti a utilizzare ancora singoli generatori di energia, che rendono l’aria irrespirabile, con inquinamento ambientale e acustico dei luoghi degli eventi.
Sarebbe così complicato predisporre un allaccio alla luce pubblica per gli operatori, a carico dell’evento, e renderlo veramente godibile? Sempre verso la transizione ecologica? -
Percorrendo il nostro territorio si osserva la ormai diffusa presenza di rotatorie che agevolano il flusso veicolare. Allo stesso tempo nei nostri centri urbani non si può percorrere un marciapiede con un passeggino o tenendo per mano un bambino, senza incrociare pali o inciampare in pavimenti sconnessi…che costringono a scendere in strada con tutto quello che ne consegue sulla sicurezza.
Ovviamente è difficile ipotizzare in tempi brevi e di crisi interventi risolutivi generali, con lunghe procedure per l’ appalto ed esecuzione delle opere. Si potrebbe forse, nel frattempo, recuperare una maggiore riserva per la pedonalità e la ciclabilità “prelevando” superficie stradale nelle vie a senso unico (ove possibile aumentare anche queste), promuovendo maggiore sicurezza, risparmiando consumo di energie e inquinamento, sempre verso la transizione ecologica.