Emozioni

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Un artista non può camminare dietro il suo pubblico,
un artista deve camminare davanti. (Lucio Battisti)


Il 9 settembre del 1998 scompare Lucio Battisti, uno dei più grandi della storia della canzone italiana. Artista originalissimo, ancora molto amato, ha portato nuovi contributi sia sul piano del linguaggio compositivo che dell’interpretazione, diventando un mentore per molti giovani artisti.

La sua “rivoluzione”, rispetto alla tradizione della canzone, è riscontrabile sia nel melos, nella forma, che nell’uso del ritmo, espandendosi verso armonie significative mediante un eclettismo stilistico tra i più originali della canzone d’autore.

Nato a Poggio Bustone, in provincia di Rieti, il 5 marzo del 1943 (per una singolare e significativa coincidenza il giorno dopo di Lucio Dalla, 4 marzo 1943) inizia da adolescente ad avvicinarsi alla musica attraverso lo studio della chitarra portato avanti fondamentalmente da autodidatta.

Tra i modelli artistici che incideranno per la sua formazione vi saranno Ray Charles, Bob Dylan e i Beatles.

In questa occasione vogliamo ricordare Battisti attraverso Emozioni, emblema di un periodo in cui l’artista vive un connubio artistico irripetibile con Mogol.

In questo senso, pensando ad un altro genere musicale, la collaborazione e l’amicizia tra il cantante e Mogol evoca il rapporto tra Mozart e Da Ponte dal quale nacquero i grandi capolavori come Le nozze di Figaro, Così fan tutte e Don Giovanni, quest’ultimo titolo identico ad un album di Battisti (1986). Altrettanto curioso il paragone tra il compositore salisburghese e quello rietino riportato su «La Repubblica» (2000) con la definizione di Battisti come «il Mozart del ventesimo secolo».

La vita per Lucio è stata Un’avventura fatta di Pensieri e parole che continua ancora a trasmettere grandi Emozioni che nascono dal cuore e si manifestano attraverso il connubio musica-parola.

Nel ventennale della sua scomparsa (Milano, 9 settembre 1998), lo vogliamo ricordare con quest’ ultima canzone, cercando di avvicinarci a lui, attraverso i “Due mondi”, termine qui usato con riferimento al testo e alla musica.

Se sul piano poetico abbonda la metafora, su quello del linguaggio musicale non manca la varietà compositiva.

Predisponendoci a «Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi/ ritrovarsi a volare», oppure «E di notte passare con lo sguardo la collina per scoprire/ dove il sole va a dormire/ Domandarsi perché /quando cade la tristezza/in fondo al cuore /come la neve non fa rumore», ecc., ecc. tentiamo di spiegare perché questa canzone fa tanto emozionare, prendendo come esempio «tu chiamale se vuoi /emozioni».

Il tutto accade in uno spazio di tre battute ove sono utilizzati alcuni espedienti compositivi atti ad esprimere pathos: una brevissima progressione conferisce varietà armonica [due accordi dissonanti di settima creano la giusta tensione (mi – La) che risolve nel successivo accordo consonante di Re].

Per esplicitare al meglio la chiarezza e la bellezza del testo, continua la scansione sillabica, la melodia scende melodicamente per grado congiunto, come una piccola scala (sol, sol, fa, mi, re), in corrispondenza di «tu chiamale se», raggiungendo la voce verbale «vuoi» mediante un salto melodico di quarta discendente (la), proseguendo per moto contrario con uno slancio melodico ascendente significativo (intervallo di settima, sol) che lo porterà alla nota successiva, senza il peso consueto dell’appoggiatura sulla nota (sol), come una tenera carezza che accompagna la sua naturale risoluzione nell’accordo di Re in corrispondenza della parola «emozioni». In tal modo l’effetto percettivo ed emotivo, pur non facile da comprendere tecnicamente, riesce a suggerire un’emozione talmente forte da far piangere anche i cuori più duri.

Compositore, Direttore d’Orchestra, Flautista e Musicologo. Curioso verso ogni forma di sapere coltiva l’interesse per l’arte, la letteratura e il teatro, collaborando con alcune riviste e testate giornalistiche. Docente presso il Conservatorio di Perugia, membro della SIdM (Società Italiana di Musicologia), socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, dal 2015 ricopre l’incarico di Direttore artistico dell’Audioteca Poggiana dell’Accademia Valdarnese del Poggio (Montevarchi-Arezzo).

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