Lo scorso venerdì 21 settembre il Conservatorio «Tito Schipa» di Lecce ha aperto le porte, in orario serale, per ospitare un concerto jazz di particolare interesse: protagonisti I Musici del Terzo Millennio, una band formata da strumenti a corde, fiati e percussioni. Si tratta dell’ultimo concerto della rassegna estiva Salento Guitar Festival all’interno di un progetto che ha visto la collaborazione, oltre che del Conservatorio, della Fondazione Palmieri, la Galleria Francesco Foresta di Lecce ed i Comuni di Ceglie Messapica e di Presicce.
Il direttore artistico, Stefano Sergio Schiattone, ha introdotto la serata proponendo due suoi brani, Blueballad e Bluedance per chitarra, cui sono seguite composizioni (alcune rivisitate e /o trascritte) che appartengono alla storia del Jazz.
Il programma era costruito intorno ad alcuni compositori statunitensi del ‘900, oltre a due lavori interessanti di Romano Pratesi, nella parte centrale: Nuvole e La Danza del Freddo.
La band ha offerto l’ascolto di autentiche perle degli anni ’40, quali The Jitterbug Waltz di Thomas “Fats” Waller e Yardbird Suite di Charlie Parker, coinvolgendo il pubblico e dichiarando le proprie intenzioni di offrire un percorso musicale affascinante, che si è concluso con due capolavori della musica jazz statunitense degli anni ’60: A Child is Born di Thad Jones e il celeberrimo Stolen Moments di Oliver Nelson.
Il concerto è stato un autentico successo per la performance dei musicisti i quali, con grande impegno ed intesa, hanno saputo restituire freschezza interpretativa, reiterati assoli su chiare strutture armonico – formali, ecc.
Al virtuosismo della chitarra di Nicola Cordisco, che non ha tradito la sua ascendenza di musicista classico, si è contrapposto il gruppo dei fiati, tre musicisti polistrumentisti, formato da Marco Chiriatti al clarinetto e sax soprano, Giuseppe Spedicati (direttore del Conservatorio), sax contralto e fagotto e Romano Pratesi al clarinetto basso e al sax tenore (anche in veste di concertatore e direttore), il quale ha evidenziato interessanti dialoghi, “a soli”, oltre ad una bella fusione timbrica.
La sezione delle percussioni, con Fulvio Panico e Marco Volpe (batteria), attraverso una buona intesa, ha saputo esplicitare quella percezione istintiva, corporea, congiuntamente ad un fraseggio e ad una ricchezza ritmica che, soprattutto nella batteria, ha raggiunto una varietà molto interessante.
Dulcis in fundo, quasi un continuum contrappunto ad ogni composizione, la performance del giovane contrabbassista Giampaolo Laurentaci, che in una prova di musicalità e di bravura lo proietta verso i grandi interpreti.
Il pubblico, coinvolto in una sorta di incantesimo, a tratti è apparso divertito e meravigliato sia per la versatilità che per il virtuosismo dei musicisti mentre, in altri momenti, è rimasto in un silenzio meditativo, quasi religioso, interrotto solo dagli applausi.
Nell’augurarci altre simili iniziative, si sottolinea l’ulteriore successo del concerto per aver visto interagire interpreti e pubblico, in un clima conviviale, superando quel distacco tra musicisti e spettatori, tipico dei concerti di musica classica.