È uscito da pochi mesi un CD con musiche di Nino Mancuso dal titolo Guardare dentro in una bella interpretazione del pianista marchigiano Paolo Vergari.
Registrato a Roma nel 2017- grazie al contributo della cittadina di Bisacquino (Palermo), che ha dato i natali a Mancuso – costituisce un altro importante tassello per la conoscenza dell’artista siciliano.
Classe 1934, fin da piccolo suona la chitarra ed inizia un percorso di studi musicali classici che lo porta a diventare concertista di fisarmonica. Nel 1960 consegue il diploma in Musica Corale e Direzione di Coro presso il Conservatorio «V. Bellini» di Palermo ed inizia ufficialmente la sua esperienza compositiva orientata soprattutto verso la musica sacra. Nel 1966 fonda, insieme ad un gruppo di giovani del Movimento dei Focolari, il Complesso Internazionale GEN ROSSO, incidendo molti dischi oltre ad effettuare concerti in tutto il mondo. La sua vita e il suo “peregrinare artistico”, fino al 1983, anno in cui rientra a Bisacquino, sono stati un’interrogazione continua intorno a quell’ubi sunt e alla continua ricerca della pacatezza del cuore.
Pur dal carattere schivo, attraverso la sua musica (dalle Messe, al repertorio cameristico fino al recente Musical Francesco d’Assisi e i due oratori Il sogno di La Pira e Mons. Giovanni Bacile) e soprattutto con alcuni suoi brani che ancora si eseguono anche nelle parrocchie salentine (Nella tua Messa, Maria), molti hanno avuto modo di conoscerlo pur senza incontrarlo de visu.
Le composizioni presenti nel CD a tratti esprimono alcune caratteristiche della poetica dell’Autore, ma si percepisce anche la volontà di rifugiarsi in se stesso; non espansività o gesti melodici ampi ma reiterazioni, spesso “amplificate” dall’ottavizzazione della mano destra sulla tastiera con architetture semplici che guardano alle piccole forme. Sembrano quasi scelte dettate da un eccessivo rispetto verso composizioni più ampie e per non cadere nel rischio di una musica “à la manière de”. Mancuso non osa e preferisce rimanere ancorato alla semplicità offrendo un messaggio artistico piacevole all’ascolto. In parte spiega, per esempio, la scelta di composizioni brevi, tableau de la mémoire che guardano introspettivamente e con una certa nostalgia agli anni della sua giovinezza, primavera spirituale non disgiunta da un certo “godimento” intimistico di una musica del tempo passato.
Vergari, attraverso una fedele lettura degli spartiti, sa cogliere la giusta inspiratio, restituendo ai molti quella parte ancora inedita del musicista di Bisacquino. Ecco i titoli: Guardare dentro, Per te, Tramonto per un’alba nuova, Guardando le stelle e a seguire 5 Valzer. L’esecuzione, nel valorizzare il melos, se da un lato strizza l’occhio ai Lieder ohne Worte di mendelssohniana memoria, sul piano evocativo c’è il ricordo di Chopin, oltre agli anni della formazione musicale di Mancuso.
Il suono del pianoforte, ben timbrato, pur cimentandosi in un repertorio lontano dai classici, offre una varietà di colori ed un fraseggio degno di un interprete raffinato che sa valorizzare il pensiero del compositore ricreandolo hic et nunc.
Auguriamo altre prossime collaborazioni tra i due artisti che, oltre ad essere legati simbioticamente nella musica, vivono quella stessa ‘spiritualità collettiva’ concepita da Chiara Lubich che, anche in questo caso, può essere espressa attraverso la musica.