Parole polisemiche con rimandi agli strumenti musicali

0
1118

Chissà quante volte è capitato di pronunciare o ascoltare parole dal significato ambiguo. Succede, per esempio, al sostantivo femminile pesca. Infatti, com’ è noto, se utilizziamo la e aperta (è) otteniamo pèsca che indica il frutto dell’albero del pesco, diversamente dall’uso della e chiusa (é) che rimanda al catturare animali acquatici.

Il tema della polisemia e dell’omografia, per il suo ricco ventaglio semantico, tra i tanti esempi offre curiosamente anche riferimenti a strumenti musicali, alcuni derivati dalla musica antica. Tralasciando sostantivi più noti come fagotto (già affrontato qui, in un mio articolo del 21 marzo 2018) organo, corno e triangolo, ne tratto altri che vanno ad arricchire la varietà della musica instrumentalis.

Se per il termine bombarda è noto il riferimento al pezzo di artiglieria dalle grosse dimensioni, non tutti conoscono la corrispondenza con uno strumento a fiato ad ancia doppia esistente già dal Medioevo. In genere, presente soprattutto in un ensemble particolare (“Alta cappella”: gruppo dalle sonorità più robuste composto da strumenti a fiato e a percussioni), era più adatto per suonare all’aperto.

“Un cappuccino con cornetto”: la classica richiesta per fare colazione in un bar ove al cappuccino si accompagna un tipo di pasta dalla forma caratteristica di mezzaluna. Diversamente, chiedendo solo il cornetto, si può equivocare anche con un tipo di gelato industriale o con l’amuleto scacciaguai.

Ma nella varietà del termine cornetto esiste anche la relazione con uno strumento a fiato, di forma diritta o ricurva, dall’imboccatura a bocchino (un po’ più piccolo della tromba), in auge soprattutto nei secc. XV – XVII.

Molto versatile, in quanto capace di imitare la voce umana, è considerato uno dei più importanti del Rinascimento.

Con il termine giga la situazione sembra più complicata. Se ne parla molto nel linguaggio informatico e anche quando ci riferiamo ai nostri smartphones o pc c’è bisogno di ben esplicitarlo per comprendere la capacità della memoria quantificata nell’unità di misura chiamata gigabyte.

In musica, già dal celeberrimo passo dantesco: «E come giga e arpa, in tempra tesa /di molte corde, fa dolce tintinno/a tal da cui la nota non è intesa» (Paradiso, IV), si evince che trattasi di uno strumento a corde. Ma, anche in questo caso, per una corretta comprensione è importante contestualizzare la parola, in quanto può riferirsi ad una danza. Il vaso di Pandora, celeberrimo contenitore di tutti i mali nella mitologia greca, ancora oggi viene utilizzato in senso metaforico senza considerare che il nome pandora rimanda ad uno strumento a pizzico (XVI sec.) – simile e dalle dimensioni più ampie rispetto al liuto – probabilmente di origine inglese.

Dulcis in fundo, in contrasto con l’arma da fuoco (bombarda) iniziale, concludo con l’aggettivo e il sostantivo viola aprendo a scenari di altro tipo. Può essere un genere di pianta dalle forme e dai fiori molto belli, appartenente alla famiglia delle violaceae, oppure, tra i diversi rimandi, anche un nome di persona. Shakespeare lo utilizza per la protagonista femminile della commedia Twelfth Night, or What You Will (La dodicesima notte, o quel che volete) e anche nel nostro Paese non mancano esempi letterari, come quello della figlia di Giovanni Papini presente nel titolo di una sua poesia. Lo stesso omonimo è usato per la corrispondenza al colore o con riferimento alla mitologia e, infine, lo si utilizza per la squadra di calcio Fiorentina.

Per quanto riguarda l’ambito musicale, il termine viola, già dal 1400 al Barocco inoltrato, indica strumenti della famiglia ad arco di taglie diverse (consort) e, in base a come veniva tenuta per essere suonata, corrispondeva alle viole da braccio piuttosto che alle viole da gamba.

Non mancano tuttavia altri strumenti con nomi particolari come viola pomposa, mentre la viola d’amore offre l’opportunità di citarne altri come il flauto d’amore e l’oboe d’amore, che, per le loro caratteristiche, guardano alla dolcezza ed espressività delle viole.

Compositore, Direttore d’Orchestra, Flautista e Musicologo. Curioso verso ogni forma di sapere coltiva l’interesse per l’arte, la letteratura e il teatro, collaborando con alcune riviste e testate giornalistiche. Docente presso il Conservatorio di Perugia, membro della SIdM (Società Italiana di Musicologia), socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, dal 2015 ricopre l’incarico di Direttore artistico dell’Audioteca Poggiana dell’Accademia Valdarnese del Poggio (Montevarchi-Arezzo).

LASCIA UN COMMENTO

Per favore scrivi un commento valido!
Inserisci il tuo nome qui

Convalida il tuo commento... *

CONDIVIDI
Previous articleMaruggio, STOP al circo con grandi felini e animali esotici
Next articleLecce, Napoli superiore ma fanno discutere le scelte del mister. Le pagelle