Verso stati d’animo di intenso lirismo: il Trio Metamorphosi nell’op. 63 di Robert Schumann

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da sin.: Mauro Loguercio, Angelo e Francesco Pepicelli

Tra i repertori cameristici dell’Ottocento i Trii per violino, violoncello e pianoforte op. 63, 80 e 110 di Robert Schumann (1810-1856) rappresentano sicuramente una delle espressioni più importanti sul piano dell’inventio e del lirismo.

Il compositore tedesco si caratterizza per una duplice vocazione: interesse costante per ogni attività musicale (pianista, direttore d’orchestra, compositore, critico e teorico musicale) ma anche per la letteratura (autore di poesie, romanzi e articoli per riviste) facendo convivere stati d’animo e personalità diverse come accade in Carnaval, op. 9 (n.5, Eusebius e n. 6, Florestan) pseudonimi con cui firma altri lavori. La sua musica sembra nutrirsi sia del pensiero fantastico di Hoffmann (cfr. Kreisleriana op. 16 [1838] nata ispirandosi all’immaginario maestro di cappella Kreisler) che ai canoni estetici di Madame de Staёl: «Di tutte le arti belle, la musica è quella che agisce immediatamente sull’anima […] La musica è un piacere così passeggiero, lo sentiamo talmente sfuggire, a misura che lo proviamo, che un’impressione melanconica si mesce alla letizia che cagiona; ma, anche quando esprime il dolore, fa nascere un sentimento soave».

Nei Trii emerge la raffinatezza della scrittura e, se a tratti prevale il contrappunto, Schumann non rinuncia all’elaborazione motivico-tematica insieme all’espressività del canto in ogni strumento. Ne consegue che la riflessione e il trattamento del materiale compositivo se da un lato guarda al modello bachiano, dall’altro recupera ascendenze della musica beethoveniana e schubertiana, che propugna sulle colonne della rivista da lui fondata nel 1834 (Neue Zeitschrift für Musik).

A tal proposito, segnalo un CD monografico pubblicato dalla DECCA (2015), impreziosito da excerpta di testi di Quirino Principe, con l’incisione delle opere 63 e 80, pagine composte nel 1847 nonostante la differenza di numero d’opus. L’interpretazione di questi due “gioielli” è affidata al Trio Metamorphosi, compagine dal curriculum ricco, caratterizzata da un singolare equilibrio tra gli strumenti, una scrupolosa attenzione alla partitura e una spiccata identità interpretativa. I musicisti, Mauro Loguercio al violino e i fratelli Pepicelli, Francesco (violoncello) ed Angelo (pianoforte), si contraddistinguono come interpreti versatili tanto da collaborare anche in altre formazioni cameristiche, e/o in progetti particolari come il recente Beethoven in Vermont, oltre che essere attivi come docenti.

L’ op. 63 per alcuni aspetti ricorda il Trio in re minore op. 49 di Mendelssohn (lavoro molto elogiato da Schumann), ma già dalle indicazioni dei IV movimenti risultano evidenti le intenzioni decisamente originali:

  1. Mit Energie und Leidenschaft
  2. Lebhaft, doch nicht zu rasc
  3. Lagsam, mit inniger Empfindung
  4. Mit Feuer

Trattasi di una pagina dal carattere strutturale sperimentato in altri repertori (cfr. la Sinfonia n. 4 in re minore op. 120) ove si ravvisano relazioni e richiami in tutti i movimenti esplicitando tout court l’unitarietà della composizione. Nell’op. 63 è possibile individuare materiale tematico con derivazione dal I movimento, tonalità gradita al compositore come quella di re minore/maggiore, l’adozione del ritmo puntato, alcune cellule prodotte da intervalli particolari come quello di quarta, l’ampliamento dei mezzi armonici spesso utilizzato per accrescere una certa intensificazione espressiva o per portare una nuova interpretazione come accade sovente nella sua produzione liederistica.

Il I movimento, nella classica forma-sonata, mostra energia e passione. Nell’Esposizione il primo tema (re minore, tonalità d’impianto) si contrappone al secondo più cantabile (Fa maggiore) e, pur in presenza di un colore tenue, non rinuncia a slanci luminosi come accade nell’esordio del violino, dopo l’annuncio del melos al grave (mano sinistra del pianoforte). Nell’elaborazione della sezione centrale (Sviluppo) prevale l’energia: ritornano, oltre ai due temi, molti elementi presentati nella prima parte, senza trascurare la raffinatezza dei colori. Ciò accade nella sezione (ppp) ove sugli accordi ribattuti del pianoforte emerge il canto del violoncello cui si aggiunge, all’ottava superiore, il violino con l’indicazione, per entrambi, Am Steg, ovvero suonare al ponticello. Per un attimo resta sospeso nell’aria il vortice frenetico che da lì a poco ritorna con la Ripresa per poi portarsi verso la conclusione.

Segue lo Scherzo (Fa maggiore) la cui cifra è la vivacità, ben scandita dal ritmo puntato già incontrato nell’Esposizione del I movimento. Come da prassi il Trio (Fa maggiore) si caratterizza per un’espressività ancorata al melos e per l’inequivocabile contrasto rispetto allo Scherzo. All’inizio del Trio vi è un chiaro esempio di trattamento contrappuntistico: gli strumenti espongono l’idea principale mediante un canone (pianoforte, violoncello e infine il violino), su pedale di tonica nel registro grave del pianoforte. Si tratta della stessa idea melodica dello Scherzo, ora privato della spigolosa figurazione ritmica puntata e presentato in una versione dal ritmo più disteso grazie all’adozione della semiminima.

Con il III movimento (la minore) ritornano sprazzi di sentimento profondo e meditativo. La musica, percorrendo i vari registri degli strumenti, compreso quello acuto del violoncello, evidenzia una grande espressività. Schumann, dal punto di vista formale, guarda alla romanza strumentale (ABA’) e apre alla liricità tipica del canto. L’ultimo movimento appare subito raggiante, nella tonalità di Re maggiore ed è concepito nella consueta forma Rondò/Allegro di sonata. A catturare l’attenzione dell’ascoltatore è soprattutto la ciclicità del melos principale (refrain/tema), già dall’entrata del pianoforte, con il suo vigore (“con fuoco”). In contrasto della prima idea, il successivo canto del violoncello riporta, con una figura discendente, ad un momento di calma e di serenità per poi rituffarsi in quella principale, più volte reiterata dal violino o in altri contesti tonali e, anche dopo l’estesa ed elaborata parte centrale, il suo ritorno è gradito e atteso cum gaudio. Arrivati all’ultima apparizione completa del tema iniziale (Nach und nach schneller) ha inizio la lunga salita al Parnaso “a poco a poco più veloce” e la musica diventa un tripudio di emozioni. La partitura è talmente generosa che offre, in uno spazio conciso, una reiterata scrittura imitativa, accenni ad elementi tematici, virtuosismi di ogni genere, tremoli negli archi, cambi improvvisi di colore, varietà ritmica e, abbandonato un certo peregrinare armonico, nell’ultimo periodo il pianoforte (mano sinistra), insieme al violoncello, suggella la fine della composizione scandita dagli sf delle triadi del violino. Il risultato lascia l’ascoltatore incantato e in sospeso fino a dopo l’ultimo accordo di tonica (Re magg.).

Invito all’ascolto di quest’opera nel CD segnalato, crogiuolo di bellezza, sicuro che ognuno possa essere accolto da un autentico inno di giubilo e di letizia all’interno del grande caleidoscopio dei movimenti dell’anima.

Alcuni frammenti del nostro ‘Schumann… – trio METAMORPHOSI (facebook.com)

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Compositore, Direttore d’Orchestra, Flautista e Musicologo. Curioso verso ogni forma di sapere coltiva l’interesse per l’arte, la letteratura e il teatro, collaborando con alcune riviste e testate giornalistiche. Docente presso il Conservatorio di Perugia, membro della SIdM (Società Italiana di Musicologia), socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, dal 2015 ricopre l’incarico di Direttore artistico dell’Audioteca Poggiana dell’Accademia Valdarnese del Poggio (Montevarchi-Arezzo).

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