C’è uno strano silenzio a Novoli, oggi. La quiete dopo la tempesta. Novoli viene restituito ai Novolesi intontiti da folle spettacolari che non hanno mancato di onorare il Santo e la tradizione.
Novolesi “distratti” anche dall’inevitabile turbinio di notizie, critiche, polemiche, constatazioni, come sempre, come ogni anno, si parla di quello che “avrebbero dovuto fare, mettere, dire …”.
E poi si chiacchiera su quello che si è potuto scrivere, anche e soprattutto di quanto si sarebbe potuto non scrivere ma pur di fare notizia, vendere, e remare contro, si è detto e scritto comunque.
Che dire? La festa è finita. Si torna alla nostra quotidianità. A tratti con l’amaro in bocca per non aver potuto soddisfare le esigenze di quanti, dal di fuori, non perdevano occasione di dire la loro. Magari non avevano nulla da dire. Ma l’hanno detto lo stesso. È noto, chi sa fa… Chi non sa insegna.
Qualcuno scrive: “Da domani si pensa alla fòcara 2015”.
Io direi: da domani si pensi a chi verrà dopo il 2015. A cosa troverà. E come pensa di organizzarsi perché questo evento, pur nelle sue – a tratti – esasperate forme di spettacolarità, sopravviva e trasformi il paese, prima di tutto, ma pure i cuori dei suoi concittadini, sempre pronti a contestare seppur sempre distanti dalla quotidianità della vita pubblica attiva. Sempre pronti ad additare colpe altrui, rintanati nel tepore delle loro case, ad osservare il mondo per come Facebook, Twitter e la miriade di social network ce lo presentano ed a credere che il mondo sia tutto lì.
Svegliamoci. Vogliamo che qualcosa cambi? Allora modifichiamo le nostre azioni. E domandiamoci una cosina semplice: ciò che siamo determina come agiamo, o sono le nostre azioni a determinare chi siamo?.