Nel 2015 si terranno le elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Puglia. Al futuro Governatore, riteniamo utile ricordare la storia di Lido Cerano, un tratto della costa salentina in provincia di Brindisi, dove, molti anni fa, avremmo potuto trovare centinaia, e centinaia di bagnanti, felici di trascorrere serenamente le loro vacanze bagnandosi in acque che molti, in Italia, ci invidiavano.
Tutto è stato distrutto nel 1982, tra mille dissensi, per costruirvi, al suo posto, un “ecomostro” che, da solo, riesce a produrre 1/3 di tutto il biossido di carbonio immesso in atmosfera dall’intera economia nazionale, oltre 890 milioni di tonnellate, per anno, di emissioni totali di anidride carbonica.
Si tratta del più grande impianto costruito in Italia ed interamente alimentato a carbone. Stiamo parlando della centrale termoelettrica a carbone Federico II dell’ENEL, la più grande centrale termoelettrica d’Europa, ed anche la più inquinante del mondo. La centrale nel 2005 aveva consumato oltre 6 milioni di tonnellate di carbone emettendo oltre 15 milioni di tonnellate di CO2, valore poi sceso negli anni successivi (ultimo dato registrato 11,5 Mt) a causa del minor numero di ore di funzionamento dell’impianto. La Federico II rimane comunque l’impianto termoelettrico con maggiori emissioni di CO2 a livello nazionale. Entrata in funzione nel 1990, con una potenza complessiva di 2640 MW, la centrale si trova a 12 km da Brindisi, occupa un imponente spazio di 270 ettari, comprende 4 gruppi elettrogeni alternatori, della potenza di 660 MW ciascuno, 60 GW di corrente elettrica prodotta al giorno, un modesto camino di 200 metri. È collegata tramite quattro elettrodotti, da 380 KW, alla stazione elettrica di Tuturano, da cui si snodano le linee nazionali. Comprende quattro torri per i generatori di vapore, due sale di controllo, gli spazi dei trasformatori, un parco combustibili liquidi, ed un piazzale dello stoccaggio del carbone, gli impianti per il recupero ceneri, e per i condensatori, la ciminiera dove sono convogliati i fumi dopo la depurazione, le opere di presa e di restituzione al mare delle acque. Inoltre, il carbone viene trasportato mediante uno dei nastri trasportatori più grandi che siano mai stati costruiti in Europa, lungo ben 13 km, che parte nei pressi del porto di Brindisi, dove arriva per mezzo di navi, e che è in grado di trasferire oltre 2000 tonnellate per ora di combustibile alla centrale. Il percorso così lungo da affrontare, garantisce una sicura dispersione di polveri, che il vento si diverte a riversare su tutto il Salento, rilasciando polveri tossiche responsabili della contaminazione di vasti appezzamenti di terra resi, di fatto, non più coltivabili con grave danno per l’economia locale oltre che per l’ambiente.
A tale proposito è del 2007 l’ordinanza del sindaco di Brindisi con cui si fa divieto di praticare colture alimentari nei pressi della centrale. Un successivo accordo tra le parti, mai divenuto operativo, prevedeva misure per il passaggio a colture “no-food”. La Regione Puglia aveva chiesto a Enel di ridurre le emissioni dell’impianto, oltre che sanare la disastrosa situazione dei carbonili. Tali richieste, peraltro considerate assolutamente inadeguate dalle principali associazioni ambientaliste, non sono state ottemperate dall’azienda.
La centrale è visibile da decine e decine di km, per via delle sue non indifferenti dimensioni, e, dunque, da città non molto distanti come Lecce, e da tutti i comuni provincia, che beneficiano tutti dell’apporto di nanoparticelle, e di tutti i residui della combustione del carbone, e di un olio combustibile di provenienza Venezuelana, “Orimulsion”, dalla composizione chimica poco nota, dal potere inquinante, e cancerogeno, molto superiore persino al carbone stesso, ma che per il costo ridotto viene utilizzato nella centrale, e, spesso, preferito al carbone. Per raffreddare gli impianti, la centrale è dotata di un sistema di raffreddamento, che necessita di un’imponente quantità di acqua, che viene prelevata, ed in seguito reimmmessa in mare aperto ad una temperatura ben superiore. Le emissioni di Cerano possono essere poste persino a confronto con quelle degli interi Stati Uniti, per una cifra equivalente al 5×1000 dei milioni di tonnellate riversate, ogni anno, nell’atmosfera dagli USA. In molti, hanno notato, e molte foto lo dimostrano, come la quantità di fumi neri che fuoriescono dal camino, nelle ore notturne, sia ben superiore a quella che possiamo osservare di giorno. Questo, probabilmente, per via dei combustibili molto più inquinanti che vengono bruciati prevalentemente di notte.
Tutto ciò dà l’idea di quanto sia intollerabile l’inquinamento di questa centrale, che sversa in atmosfera una quantità impressionante di inquinanti, tutti altamente tossici e cancerogeni senza alcuna cautela. Di conseguenza nella zona salentina, delle provincie di Brindisi e Lecce, troviamo delle incidenze di morti per cancro, che crescono con un’accelerazione notevole, proprio a partire dall’entrata in funzione di questi impianti.
È necessario precisare che la Puglia produce, con il solo stabilimento di Cerano, un’alta percentuale di energia, circa il doppio del suo fabbisogno, tanto da rivenderla al Paese più vicino, la Grecia o l’Albania per evitarne la plausibile dispersione.
Altro elemento di forte preoccupazione è connesso con la gestione delle enormi quantità di rifiuti che l’impianto produce. Un’accurata indagine giudiziaria ha portato alla scoperta d’inquietanti traffici illeciti di rifiuti pericolosi (prodotti appunto dall’impianto di Cerano) che, invece di essere gestiti a norma, venivano illegalmente smaltiti in Calabria. L’indagine ha accertato il coinvolgimento di funzionari e dirigenti dell’azienda. Un disastro ecologico scellerato, che era sicuramente evitabile, ed oltretutto un disastro paesagistico, ed economico: in quanto le spiagge vicine, ormai, non sono più frequentate.