Il punto di vista
Sono passati dieci giorni dal 25 Aprile, ma già il primo Maggio in fondo ce ne eravamo dimenticati. Succede ogni anno, alla fine la festa che resta in mente è l’ultima vissuta, e la prossima che verrà.
Eppure tra tutte le feste che decorano il nostro calendario la mia preferita è forse proprio quella della Liberazione.
Secondo me è stata una tappa storica, un punto cardine del nostro essere italiani. Ed è anche la festa più universale tra quelle che festeggiamo. Infatti Natale e Pasqua sono feste religiose, quindi veramente sentite solo da chi nel cristianesimo ci crede. E se paragonata al primo maggio, o alla festa per l’Unità d’Italia, o anche al giorno della Repubblica, beh, il suo significato intrinseco resta enorme.
Infatti proviamo a rifletterci su. Con l’Unità festeggiamo l’essere tutti italiani, e certamente vuol dire molto. Con il giorno della Repubblica ricordiamo di non essere più sudditi ma cittadini, e anche questo è molto significativo. Ma col giorno della Liberazione noi rendiamo omaggio a tutti quegli uomini che sono morti per darci la libertà, perché fossimo uomini veri e non schiavi. Erano persone comuni, come qualsiasi altro, ma col cuore grande grande, e hanno lasciato tutto, casa, figli, famiglia, lavoro, per andare a combattere gli occupatori nazisti, spesso senza tornare mai più.
E non è neanche vero che è una festa politicizzata, come sempre più spesso alcuni dicono. Infatti tra i partigiani c’erano sì dissidenti politici e comunisti, banditi dal duce, ma anche persone di centro, anarchici, e addirittura ex fascisti disillusi dall’operato di Mussolini. E c’era anche a chi, della politic,a non importava nulla, ma voleva che i propri figli vivessero liberi e non sottomessi.
Quindi è con estrema felicità che auguro a tutti voi buona festa della Liberazione dal Nazifascismo, anche se in ritardo, ma in fondo la ricordiamo sempre, la libertà acquisita, nelle piccole sfaccettature di ogni giorno, come ad esempio scrivere un articolo oppure leggerlo.
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