“L’insostenibile leggerezza dell’essere”, romanzo di Milan Kundera del 1982, è in realtà un proverbio tedesco che intende far credere la non importanza delle scelte singole e personali rispetto a tutta la vita umana e quindi rilevanti solo per noi stessi. Ma sarà davvero così? Viviamo davvero in un mondo dove ciò che decidiamo di fare non influenza l’andamento della storia naturale e terrestre? Analizziamo questo concetto fondamentale per ogni essere umano e per ciò che ci circonda. Ognuno di noi ha una responsabilità sulle spalle: quella del saper vivere, del saper adattarsi ad una società; se allora passasse il concetto sopracitato, nessun essere umano si sentirebbe responsabile delle proprie azioni, se davvero passasse quel concetto come vero, ognuno di noi si sentirebbe libero di dar seguito ai propri bisogni, ai propri vizi, alle proprie rabbie e alle proprie manie. Diverso è, se questa insostenibile leggerezza dell’essere, mutasse in “sostenibile” leggerezza dell’essere; sostenibile perché pone le fondamenta e sostiene uno dei concetti fondamentali di tutto il creato umano, ovvero che ogni azione ha una sua conseguenza, non solo sulla propria di vita, ma anche su quella degli altri, pertanto la minima azione fatta in un tempo “x” e in uno spazio “y”, comporta una reazione a catena che potrebbe scatenare una qualsiasi variante “Z” nella vita di chiunque e non solo del singolo.
Facciamo un esempio: in una casa normale con una famiglia normale, un bicchiere cade riducendosi in frantumi; come giusto che sia si butta tutto nel bidone del vetro, attendendo che all’indomani i netturbini passino per portarlo via e riciclarlo. Mettiamo il caso però che, durante il ritiro, un frammento di vetro, tra il trambusto generale, cada per terra e resti lì per giorni, finché un passante che pratica footing, non lo colpisca, buttandolo in mezzo la strada. Ed ecco passare proprio da quella strada, un chirurgo che si reca a lavoro nell’ospedale in cui si trova di presidio; con la sua macchina passa sopra quel vetro che ahimè rallenta il tempo di arrivo al lavoro perché la ruota è forata. Per ora nulla di grave, ma vediamo un po’ le conseguenze di tutto ciò. Proprio in quel momento un deputato della Camera ha un malore e viene portato d’urgenza in quell’ospedale dove quel medico, che intanto sta cambiando la ruota, dovrebbe fare turno in sala operatoria. Naturalmente a causa della foratura, il medico non c’è e si cerca di tamponare, cercando un altro chirurgo per poter operare d’urgenza il deputato ma, nel ritardo generale questo muore, provocando l’assenza alla Camera per votare la fiducia al Governo che per un solo voto cade, dando il potere esecutivo al Presidente della Repubblica che, senza ritegno e in disaccordo con l’ormai ex Presidente del Consiglio, decide di dare l’OK al rifornimento di armi all’Ucraina, scatenando le furie della Russia che per ripicca, attaccherà anche l’Italia portando a una guerra senza precedenti. Questa è solo una delle milioni di possibilità che potrebbero influenzare le scelte mondiali in base ad una nostra piccola mancanza o semplicemente noncuranza.
Il problema odierno della nostra società è la continua leggerezza con cui determinate azioni si compiono, senza pensare alle effettive conseguenze, che siano in ambito sociale, politico o naturale. Il nostro racconto, naturalmente, è solo un’esasperazione di quelle conseguenze in cui potremmo incorrere, ma come detto prima, le opzioni sono infinite e il tempo “X”, lo spazio ”Y” e la variante “Z”, sono strettamente legate tra loro e ognuna dipende dall’altra, in ogni ambito. Questo articolo non ha la funzione di insegnare nulla, ma vuole solo mettere in guardia tutti noi, a prestare più attenzione e vivere con meno leggerezza, non per avere una minore libertà, ma semplicemente per coesistere con gli altri. Siamo tutti abitanti della stessa casa, abbiamo tutti lo stesso “tetto” stellato sulla testa, siamo tutti artefici della vita altrui, in questo mondo che ha un senso spiccato per la “sostenibile leggerezza dell’essere”.